Ancora le donne-contenitore
“Non mi è piaciuto per niente papa Francesco” sento dire da cattolici evidentemente non troppo obbediente al dogma dell’infallibilità papale. Denominare “sicari” i medici che assecondano la volontà di una donna incinta di non portare a termine quella gravidanza è troppo anche per – evidentemente una parte – degli stessi cattolici, per lo meno le donne che sanno cosa significa fare figli e di conseguenza sanno cosa significa dover abortire. “Nessuna lo fa con leggerezza, già poi deve fare i conti con i sensi di colpa. Se una donna non vuole avere un bambino avrà le sue ragioni”, alle quali purtroppo il Vaticano non si piega.
Di tutte le prescrizioni bibliche da mettere in soffitta questa del “Crescete e moltiplicatevi” è la più urgente, eppure il papa “ecologista” dimostra nuovamente di non sentirci da questo orecchio. La politica italiana, istigata (anche) dai demografi cattolici e non, si mobilita sulla stessa linea e reagisce all’“allarme denatalità” con la tutela della vita nascente, come nella proposta di legge Romeo (S547) con altri 50 firmatari della Lega e ahimé anche Bagnai (fino ad ora) stimato economista keynesiano. Nel disegno di legge “Disposizioni per la tutela della famiglia e della vita nascente e delega al Governo per la disciplina del quoziente familiare” sono previste pressioni psicologiche nei consultori per convincere le donne a non abortire, e risolvere così l’immaginario problema del “declino delle nascite”.
Ben venga invece la diminuzione del numero di figli per donna, è anche questa una parte necessaria della decrescita, benché chiaramente non sufficiente, dal momento che il problema del rapporto società-natura non è dato dal numero di umani, ma dal sistema capitalistico che pretende la crescita delle attività umane scambiate con denaro, a detrimento del mondo naturale e delle condizioni in cui la classe lavoratrice presta la sua opera.
La contraccezione, e l’aborto come rimedio ai suoi fallimenti (o agli azzardi spesso risultanti da un’asimmetria di potere nella coppia per cui l’uomo non vuole usare contraccezione e la donna ne paga le conseguenze), sono parte necessaria del principio della procreazione responsabile, cioè del mettere al mondo figli che siano voluti ed amati. Non sono invece bersagli da eliminare per ottenere un’artificiosa crescita della popolazione vista come rimedio alle crisi del sistema economico capitalista, o per ottenere la restaurazione della considerazione delle donne come esseri di servizio, dotate di una “funzione riproduttiva” (per esempio Livi Bacci e altri demografi: La popolazione italiana dal Medioevo a oggi, p. 106) da utilizzare a prescindere dalla loro volontà.