Donne di mondo. Commercio del sesso e controllo statale

2004 Ed. Eleuthera
“Tutte le straniere sono sfruttate” è l’opinione unanime degli operatori delle ong intervistati. Contratti iniqui, lavoro forzato in condizioni di schiavitù fino a violenze e torture sono realtà diffuse tra le migranti che esercitano la prostituzione in Italia, dove arrivano senza un titolo regolare di soggiorno. È da più di un decennio che l’Italia è diventata la meta di immigrazione di migliaia di donne provenienti soprattutto dalla Nigeria e dall’Albania, e più di recente dalla Romania e dalla Moldavia, nonché da molti altri Paesi dell’Est Europa o del Sud del mondo, donne che finiscono a prostituirsi nelle strade soprattutto nel Nord e Centro Italia o in appartamenti-bordello soprattutto al Sud e in quei luoghi dove la repressione del commercio del sesso all’aperto non è solo sporadica. Molte di loro sono state ingannate sul tipo di lavoro che le attendeva, specialmente nella prima fase in cui la migrazione verso l’Italia rappresentava ancora una novità. Parecchie sono state rapite, in particolare dall’Albania. In una seconda fase si è invece diffusa nei Paesi di origine la consapevolezza che la prospettiva della migrante sarebbe stata quella del commercio del sesso, anche come risultato delle campagne informative che lo Stato italiano, come altri Paesi occidentali, ha intrapreso per diffondere questa coscienza.