Ecosessuali contro la decapitazione delle montagne
Silenziosa, colpita e indignata dal suo racconto. Il pubblico era particolare: decine di persone, in gran parte donne, di tutte le età, stipate e attente, convocate dalla “sessuologa ecosessuale” Annie Sprinkle e della sua compagna Beth Stephens nella loro casa. Fin dagli anni Settanta Annie è stata un’icona della scena “sex positive” che si è sviluppata dal femminismo: ancora oggi propone a un pubblico di donne l’autoesame di vulva e vagina con specchio e speculum, cosa che la rese famosa ai tempi. Inoltre ha girato e partecipato a quella che oggi chiamiamo postpornografia (abbiamo pubblicato nel primo numero la sua immagine come dea dalle mille braccia), e fa parte del movimento delle sex workers.
Larry Gibson invece sta dedicando la sua vita a contrastare lo scoperchiamento degli Appalachi in cerca di carbone: “Sono cose che quasi nessuno sa. Le montagne sono del popolo americano ma nessuno ci ha chiesto cosa farne. Nessuno ha chiesto il nostro permesso e nessuno ora ci fa sapere cosa succede”.
Il problema ha anche una rilevanza di genere: “Le donne sono più soggette degli uomini ad ammalarsi per le polveri di carbone”. Sono in aumento le malattie polmonari, cardiache e renali nelle zone intorno alle montagne decapitate, a causa dei materiali tossici dispersi nell’ambiente, della polvere, dei minerali che inquinano l’acqua. Larry racconta inoltre di come i camionisti che trasportano il carbone abbiano cercato di mandarlo fuori strada persbarazzarsi della sua presenza scomoda: “Per tornare a casa devo passare nelle stesse strade percorse dai colossi che portano il carbone – ci sono solo io ad abitare in quella zona”. E gli stessi suoi conterranei preferiscono spesso non mettersi contro i potenti e obiettare invece alla sua battaglia: “Ma come faremo per il lavoro?” è la cosa che si sente dire più spesso. Per Larry questa domanda ha una risposta davvero facile: “Mio padre estraeva venti secchi di carbone al giorno. Ora una macchina fa la stessa cosa in sessanta secondi. Chi si preoccupa dei posti di lavoro, allora?” Ora ci sono cinque operai su tutta la montagna e mentre i paesi di minatori, le comunità svaniscono una volta svanita la loro acqua, deviata per imprevedibili percorsi, migrata e forse scomparsa la fauna, e l’inquinamento avanza sui loro terreni e nelle loro case.
Coloro che non si sono opposti, o che non sono riusciti a fermare le imprese minerarie, abbandonano terre che sono diventate ancestrali (dopo l’efferata cacciata dei Nativi, certo…). Dal punto di vista legale gli ambientalisti si sono appellati alla legge che protegge le acque, che sono proprietà comune e non possono essere utilizzate privatamente, tantomeno quindi deviate per vie imprevedibili.
Ma, allo stato attuale della tecnologia e delle risorse, gli imprenditori risparmiano se non impiegano lavoro umano – peraltro l’unica fonte del valore economico, secondo gli economisti classici. Centoventi metri lineari vengono fatti saltare in aria dalla cima et voilà il carbone negli Appalachi è a portata di pala meccanica: indubbiamente è il metodo più efficiente dal punto di vista dei costi! Se la res publica, il governo tanto vituperato da queste parti, non fa nulla, perché mai le imprese, che hanno l’obiettivo e l’obbligo del profitto, dovrebbero preoccuparsene? “Siamo andati alla Casa Bianca” – ci si aspetta che Obama li attenda – “e ci hanno arestati”.
È accaduto nel settembre 2010, a Larry insieme a cento manifestanti, tra residenti, minatori in pensione, scienziati esperti di clima, religiosi. “Vi dico un’ultima cosa,” Larry è irrefrenabile, il suo discorso travolgente e dettagliato è ufficialmente concluso, ma ci tiene tutti ancora inchiodati conla sua capacità di andare con semplicità al cuore dei problemi: “C’è sicuramente qualcosa per la quale siete disposti a lottare fino in fondo, senza la quale non potete più vivere. Non so che cosa sia per voi, io so che per me sono le montagne, l’integrità delle montagne”.
L’incontro, curiosamente, non è però registrato sul blog né degli attivisti “mountain keepers” né delle “ecosessuali”. Mancanza di tempo o ritrosia per argomenti e attivismi che raramente vengono a contatto? Sospetto che non sia sufficiente per avvicinare questi due gruppi la risonanza tra il linguaggio poetico del manifesto ecosessuale, che Annie e Beth procedono a leggere, nonché delle poesie de La Tigresa, che parlano di amore e sesso con la Natura, e la metafora utilizzata dagli ecoattivisti che denunciano lo “stupro delle montagne”. Il benefit per Larry continua così con La Tigresa, Donna Nieto, che legge e interpreta una sua poesia sulla Madre Terra, femmina e invitante all’adorazione – con toni esplicitamente sessuali: “Sono stata deforestata, cementificata, avvolta nella plastica… spogliami…”
Annie e Beth hanno invece trasformato la Terra da madre in amante nel loro Manifesto ecosessuale: 25 modi di fare l’amore con la Terra, di cui i primi “comandamenti “sono “Dì alla Terra ‘Ti amo, non posso vivere senza di te’”, “Non preoccuparti se essere un’amante della Terra ti imbarazza”, “Passa del tempo con lei”, “Chiedile che cosa le piace, cosa vuole e di cosa ha bisogno – poi cerca di darglielo” per arrivare al difficile “Amala incondizionatamente, anche quando è arrabbiata o crudele”.
Una studente di Beth, che insegna arte all’Universistà di Santa Cruz, commenta: “Mi piace questa trasformazione: da una madre ricevi soltanto, con un(‘)amante il rapporto è più equilibrato, e devi prendertene cura”. Un’altra giovane aggiunge: “Io dico qualche volta ai miei amici che dovrebbero camminare un po’ a piedi nudi, andare a sentire la terra. Specialmente se hanno dei problemi. Di solito mi guardano come se fossi pazza”. Tra le persone presenti, parla anche Dalit, esponente israeliana di un’associazione femminista che si occupa di monitare le corporation che fanno profitti nella costruzione del muro, tra cui l’italiana Pizzarotti, appaltatrice di lavori per la linea ad alta velocità tra Tel Aviv e Gerusalemme, che viene costruita in modo completamente illegale su territorio palestinese (i palestinesi sono depredati come i nativi americani).
Femministe ecologiste che difendono i diritti dei lavoratori: un’altra strana specie. Il prossimo appuntamento ecosessuale è dal 17 al 19 giugno a San Francisco: la Femina Potens Gallery in collaborazione con il Centro per il Sesso e la Cultura presentano la mostra Ecosex Manifesto e il secondo Simposio Ecosex.