Una folla oceanica si è radunata il 22 gennaio all’Embarcadero di San Francisco, come in molte altre città statunitensi, per ricordare l’anniversario della sentenza della Corte suprema che nel 1973 ha legalizzato l’aborto: Roe vs Wade. Avvicinandosi alla piazza la prima cosa che si vede sono i cartelli gotici con disegni di radiografie di feti, e un sacco di ragazzi e ragazze che si accalcano intorno a un palco enorme. “Sono qui come uomo, perché l’aborto è una questione che riguarda anche noi, che vogliamo essere padri” sento gridare dal megaimpianto di amplificazione. Penso che dev’esserci qualcosa di sbagliato, forse nella mia comprensione della lingua inglese. Solo dopo aver attraversato la folla che innalza madonne e crocifissi arrivo finalmente al raduno dei prochoice, uno sparuto gruppetto bizzarramente vestito (i giovani e le giovani) e recante insegne storiche del NOW e della Planned Parenthood (le vecchie) e della campagna del Nastro d’argento (ancora decisamente vecchiette), che simbolizza la fiducia da avere nelle donne, nonché nella scienza per praticare interruzioni di gravidanza sicure: fiducia che non abortiranno tutti i figli di cui gli uomini vogliono essere padri, ad esempio. (altro…)