Un classico del femminismo italiano
Se avessimo scritto il vero titolo di questo libro, avremmo fatto fatica a farci leggere. Dentro a un’anodina copertina celestino pallido e al titolo davvero poco accattivante de La depressione dopo il parto si nasconde invece un vero e proprio classico del femminismo. Come un giallo in cui la detective Patty insegue le tracce degli assassini, rivelando alla fine la loro identità, la psicologa sociale Patrizia Romito presenta dapprima tutti gli sforzi dell’establishment medico per far riconoscere una nuova sindrome (la depressione post parto) per giungere, al termine di un percorso affascinante, a svelare l’arcano di questi misteriosi scoramenti. Misteriosi perché diagnosticati in modo e con contenuti diversi dai vari “esperti” (alcuni danno la colpa agli ormoni, ma altri no, né vi è chiarezza sulla durata del “post parto”) e molto spesso riconducibili piuttosto ad altri sentimenti e idee, come il senso di colpa delle neomamme (in particolare quelle da lei stessa intervistate a più riprese fin dalla gravidanza) per il fatto di sentirsi infelici proprio quando tutti si aspettano che siano al settimo cielo, oppure il risentimento nei confronti del marito, che vuole essere accudito e seguito più dello stesso neonato invece di collaborare nelle fatiche quotidiane del crescere un bebé.
Questi non sono sintomi di depressione, ma reazioni giustificatissime di donne il cui lavoro non viene percepito a volte nemmeno da loro stesse (“Mi sento stanca, ma non ho fatto niente tutto il giorno” – tranne che star dietro al neonato e alla casa, naturalmente). Donne alle quali, più spesso che no, viene tolta ogni facoltà di scelta al momento del parto e delle scelte sull’allattamento, sia che si tratti dell’esproprio medico tradizionale di questi atti femminili, sia che invece siano nuovi dottori ed esperti “illuminati” a essere altrettanto inflessibili nell’imporre parto naturale e allattamento al seno.
Romito svela anche i depistaggi tentati nella letteratura scientifica: il nesso tra depressione dopo il parto e problemi di coppia è presentato come dovuto alla malattia. E lancia una stoccata contro il rifiuto dell’obiettività propugnato dalla metodologia femminista: con qualcosa di analogo dovremo pure sostituire il modello di indipendenza tra osservatore e osservato e la presunta neutralità dello scienziato, altrimenti – scrive – si finisce ad ammettere l’insegnamento del creazionismo nelle scuole: tutto è opinione e anything goes. Ma chi è l’assassino della gioia di vivere di queste donne? Non una malattia di derivazione ormonale ma ancora una volta il ruolo femminile, che fa tollerare l’assenza di sostegno morale e materiale da parte dei mariti e compagni, nonché della struttura sociale più in generale, in una situazione oggettivamente difficile come è la nascita e l’accudimento di un/a bambino/a. “In tutto questo”, scrive Romito, “l’amore gioca un ruolo cruciale. L’amore è il rifiuto – momentaneo o permanente – di pensare a un’altra persona in termini di potere, di contabilizzare quel che si fa per lui o per lei”. Anche a prezzo di un male oscuro.
Patrizia Romito: La depressione dopo il parto.
Nascita di un figlio e disagio delle madri, Il mulino
1992. (leggi il testo integrale negli speciali di
www.xxdonne.net)