di Ornella Guzzetti. (xxd 13, gennaio 2012)
ABBIAMO CONTRIBUITO A COSTRUIRE E PARTECIPATO IN DELEGAZIONE AL FEMINIST BLOG CAMP DI TORINO DAL 28 AL 30 OTTOBRE 2011. IMPRESSIONI E IMMAGINI DALL’INCONTRO.
I siti e i blog che hanno aderito alla costruzione e alla realizzazione del Feminist Blog Camp erano 45, molti gestiti da entità collettive e altri da una sola persona. Inoltre ci sono state altre 65 adesioni ufficiali. Chi non è potuta venire alla tre giorni ha seguito da casa gli aggiornamenti in Facebook, Twitter e in streaming. Già poche ore dopo la fine del Camp sono cominciati i post sui siti delle partecipanti che rimandavano tutto il calore, la condivisione e la bella atmosfera che si respirava all’Askatasuna. Il centro sociale di Torino ha egregiamente offerto ospitalità per la notte, per i pasti e soprattutto per incontri e workshop, compresa la connessione wi-fi che non poteva mancare visto che la maggioranza delle partecipanti sono assidue frequentatrici della rete, rappresentanti di siti con altissimi livelli di accesso, come Femminismo a Sud, e alcune, come Lorella Zanardo, impegnate anche su altri media.
Quello che le accomuna è l’uso della parola “femminismo” in rete e nelle pratiche di impegno quotidiano. Non è da poco visto che questa parola, tra le donne di ogni generazione, rimanda a vissuti o miti che allontanano piuttosto che unire.
Come ha raccontato Zanardo, tante delle donne che partecipano agli incontri del progetto Il corpo delle donne, nelle scuole o nei centri commerciali, “sono femministe e non lo sanno” e quando intervengono premettono “io non sono femminista”.
In generale al Camp si notava l’assenza della vecchia generazione. L’età media era sui trent’anni, molte precarie e anche una concentrazione sorprendente di “cervelle fuggite all’estero”, ragazze che vivono e lavorano in Spagna, Francia, Germania e si sono fatte il viaggio per incontrare altre donne che conoscevano magari solo virtualmente e riportandosi indietro la sensazione che l’Italia non fa proprio così schifo come quando se ne erano andate.
Leggendo i post pubblicati in rete al ritorno, emerge la sensazione fortissima di un’esperienza vissuta intensamente, la felicità di ritrovarsi tra “simili” ovvero persone con una forte coscienza di genere e attitudine all’attivismo: siamo tornate a casa cariche di suggestioni, con un elenco di libri da leggere, siti da visitare e con molte conversazioni stimolanti che ritornavano a galla insieme ai tanti volti incontrati, ai sorrisi e agli abbracci. Come ha detto una blogger alla plenaria finale: “È stato incredibile venire qui: se dico una cosa, voi la capite, e siete anche d’accordo!”
Eppure le anime erano tante, le storie e le provenienze diverse, i dibattiti e gli scambi sono stati anche di posizione e il confronto continua sulla mailing list che è rimasta attiva dopo l’esperienza di incontro fisico.
Intanto sta producendo degli “effetti collaterali” come la sottoscrizione del documento “No al movimento per la vita dentro i consultori” stilato dal Laboratorio sguardi sui generis di Torino, il sostegno alla lotta per sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso 4F in Spagna, drammatica storia di corruzione, arresti ingiusti e morte (#desmontaje4f), la proposta di identificare una parola che possa diventare hashtag condiviso su twitter e iniziare così a mappare in questo modo contenuti e iniziative in rete sul femminismo. È aumentata infine la consapevolezza di tutte sul potere della rete, anche per quella parte di negatività che arriva dalle pratiche di cyberstalking a cui sono sottoposti i siti che parlano di femminismo.
La voglia di ripetere il raduno è emersa in maniera forte, ci si è lasciate con l’interrogativo su dove e quando rifarlo, cosa cambiare e cosa tenere per permettere a tutte di partecipare, per coinvolgere più donne di persona, dalle curiose alle simpatizzanti, e arrivare a tutte le generazioni, anche a quelle che non usano la rete con dimestichezza.
nessuna colpa, nessuna vergogna!
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