ciò che fa di un posto la tua casa

in anticipazione del nuovo numero di aprile-maggio, ancora in preparazione, ecco la rubrica Mutazioni sceniche

di Anna Maria Civico

Lotte van den Berg (Groningen 1975) appartiene ad una generazione di artisti definiti come ” nuovi minimalisti olandesi”. Nel suo lavoro la fusione di cinema e teatro ha l’effetto di innovare la scena riposizionando lo spettatore. Nello spettacolo Braakland (con la compagnia Dakar) che si svolge all’aperto, la distanza tra gli spettatori e gli attori è accentuata, 10/15 metri, come in un campo lungo possibile solo alla ripresa cinematografica. Gli spettatori si trovano nello spazio scenico davanti ad una radura ed il bosco, seduti, in attesa ed in silenzio, in una fila frontale alla “scena” in modo da non avere nessuno davanti o dietro ed a rimarcare che la visione dello spettacolo è individuale, è un fatto personale e solitario. Gli attori compaiono avanzando sempre uno alla volta e lentamente verso i loro obiettivi. I personaggi sono uomini e donne che vagano in una terra di nessuno. Si abbandonano alla legge della giungla, ci sono aggressori ma gli aggrediti sono incapaci di difendersi o forse non hanno la motivazione, subiscono senza opporre resistenza. Nella scena non si ricorre mai alla parola e questo accentua la desolazione. Lotte van den Berg ci dice che gli individui non vogliono più difendersi ne ribellarsi, nonostante le aggressioni ripetute nel silenzio di una scena che diventa paradossale sia per lo sfondo di natura incontaminata sia perché non ci sono mai tentativi di difesa. E’ così fino alla fine dello spettacolo in cui l’ultima persona sopravvissuta, una donna, sotterra tutti in una fossa comune dove si immerge anche lei viva. Lo spazio svuotato di forme umane ritorna ad essere una radura ed un bosco, atrocità senza causa ed effetto si sono consumate senza lasciare traccia. Braakland è del 2006 ancora oggi viene replicato in Europa. Lotte indaga la psicologia dell’aggressione e della violenza attraverso la potenza pura del movimento che talvolta raggiunge intensità profonde, che può essere allo stesso tempo esaltante gioia o dolore e abbandono. Studia legge, scienza, filosofia prima di arrivare al teatro. Van den Berg lavora con attori professionisti e non professionisti, il suo lavoro è site-specific ma lavora anche per i teatri, e trae ispirazione da ciò che accade intorno a noi nella vita quotidiana. In Stillen ad esempio “espelle” la realtà, si attesta su una lentezza che diventa soglia d’accesso a una percezione “altra”, in cui la narrazione non procede secondo un andamento logico, ma si sposta su singoli e isolati dettagli che si riferiscono, paradossalmente, sempre ad una interezza oltre il privato. Nei suoi progetti si occupa dei vissuti cercando di costruire un ponte tra vita, lavoro e performance. Attualmente lavora al concetto di “ciò che fa di un posto la tua casa” che la porta nel 2010 a Kinshasa in Congo con una equipe di artisti multidisciplinari: scrittori, attori di teatro, registi di cinema, architetti e con la gente dei villaggi realizza performance negli spazi aperti. Quando l’equipe torna in Europa porta in Olanda la percezione di uno spazio di vita alterato che molto si allontana dalla regolata vita olandese, con questo bagaglio scioccante girano in tournee l’Europa con appuntamenti fino a tutto il 2012. Solo varcando le Alpi sarà possibile vederla!

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Non maternità

La redazione di XXD, la cui linea editorale è ispirata al manifesto Da Femmina a Donna, dibatte spesso sul tema della maternità/non maternità, ripromettendosi ogni volta di farne un numero speciale della rivista.
Da questo stimolo è nata l’idea di partecipare alla 3a Conferenza internazionale sulla decrescita per la sostenibilità ecologica e l’equità sociale “La grande transizione – La decrescita come passaggio di civiltà”, che si terrà a Venezia dal 19 al 23 settembre con una proposta di workshop intitolata “Decrescita e popolazione”.

19-23 settembre 2012 - Venezia

Vogliamo raccogliere idee e interventi attorno al tema della scelta di non maternità.
Nello spazio a noi affidato alla Conferenza di Venezia intendiamo analizzare criticamente le costrizioni alla maternità e liberare nuovi spazi di pensiero, fantasia, identificazione per l’opzione di non maternità delle donne ovvero, nell’ottica della decrescita, valorizzare l’immaginario della scelta di non riprodursi.

Sono benvenute proposte di paper da approcci differenti, in particolare:
–              di taglio storico (es. lo sciopero dei ventri in Francia)
–              di analisi contemporanea sia dal punto di vista globale quantitativo (questione della stazionarietà o diminuzione della popolazione) sia dal punto di vista individuale di scelta di non maternità

Linkiamo la call for paper per le/i relatrici/ori interessate/i, segnalandovi che le proposte di intervento (abstract) vanno inviate entro il 10 aprile a: daniela [at] xxdonne.net

Per maggiori informazioni sulla conferenza del 19 – 23 settembre a Venezia

Call for paper

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FAI QUALCOSA DI FEMMINISTA

Chi sono, come sono fatte le femministe di oggi? Che battaglie combattono?
Le stesse degli anni ’70? Sì, quando assistono allo smantellamento dei diritti che la legge 194 ha sancito, anche dopo un referendum, come volontà nazionale, quando a livello regionale la legislazione svuota di cogenza istituzioni come i consultori.
Ci sono nuove lotte? Sì, quelle contro gli assassini delle donne da parte degli uomini, di cui è piena la cronaca nera. Quelle contro la devastazione dell’ambiente e il mito della crescita illimitata.
Ci sono nuovi diritti da conquistare? Sì, per le donne immigrate, per le persone LGBTI.
Ci sono problemi da guardare, tenere d’occhio, con l’occhio delle donne? Sì, come lavoratrici la discriminazione sessuale, la parità salariale, i licenziamenti in bianco, la mancanza di servizi, ci riguardano. Come pazienti ci interessa che la sanità consideri le differenze di genere nelle disgnosi e nelle cure. Come cittadine dobbiamo interrogarci sulla rappresentanza delle donne là dove si prendono le decisioni. Come donne c’è molto lavoro da fare, non è finita qua.

Tenerci informate è importante.
XXD vuole continuare a parlare di questi temi, sostieni il lavoro delle donne che ci scrivono.

Sottoscrivi

 

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Siamo +10%

Abbiamo cominciato la raccolta sottoscrizioni per XXD il 18 febbraio: siamo solo all’inizio e le prima adesioni ci  danno la spinta per andare avanti..
Per prenotare la tua quota, clicca ora e vai alla pagina delle sostenitrici (e sostenitori) con le istruzioni per partecipare. Grazie.

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Campo lesbico ad Agape

XI edizione del
CAMPO LESBICO DI AGAPE

Anche quest’anno la magnifica struttura del centro di Agape (Prali, Torino) ospiterà nel weekend di pasqua il campo lesbico, giunto alla sua undicesima edizione.
Dedicato all’irriverente e ironico progetto di scrivere “l’incredibile storia di ottanta lesbiche che aggiustarono il mondo”, il campo avrà la durata di cinque giorni – da giovedì 5 a lunedì 9 – durante i quali le oltre ottanta iscritte potranno partecipare a tante attività.
Ci saranno plenarie e laboratori dedicati a diversi temi, che spazieranno dalla riflessione collettiva all’esercizio fisico e manuale. Dai modelli di famiglia alternativi ai modi di riappropriarsi e giocare con gli stereotipi della lesbica, dalle tecniche di autodifesa e meditazione alle pratiche di artigianato fai-da-te, dalla fotografia creativa alla spiritualità soggettiva sino alla ricreazione estetica della pittura corporea.
Ogni tardo pomeriggio sarà attivo un cineforum con la proiezione di film a cura di Some Prefer Cake, festival di cinema lesbico di Bologna, mentre prima di cena attraverseremo una immaginaria biblioteca di libri e testi lesbici con Daniela Mastrantonio e Maria Lo Re.
Le serate saranno dedicate al teatro con Io, me e qualcun’altra di Carla Benvenuti e alla musica con un concerto a sorpresa e il djset di Marah Dj from Necessariamente – le feste di Azione Gay e Lesbica alla Flog Firenze, sino alla grande festa finale preceduta da una pesca/tresca lesbica di autofinanziamento.
Nello spazio comune – l’ampio salone dove le campiste si incontreranno anche per i pranzi e le colazioni – sarà allestito uno spazio libri a cura della libreria delle donne di Bologna. Nei ritagli di tempo, infine, tante attività ludiche-lubriche, tra cui pupazze di neve, calcetto, ping pong, chiacchierate al bar e paesaggio meraviglioso di montagna e prati. Correte a iscrivervi, i posti sono limitati!

Per info e iscrizioni http://www.agapecentroecumenico.org/
telefono: (+39) 0121 807514
e-mail ufficio: ufficio   agapecentroecumenico.org

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SIAMO STATI IN VAL DI SUSA ED ABBIAMO CAPITO

http://siamostatiinvaldisusa.wordpress.com/
http://www.facebook.com/pages/Siamo-stati-in-Val-di-Susa-e-abbiamo-capito/315037188552577Siamo stati in Val di Susa ospiti degli abitanti della valle: insegnanti, agricoltori, pensionati, studenti e abbiamo visto:
Un luogo attraversato da due strade statali, un’autostrada, un traforo, una ferrovia, impianti da sci, pesanti attività estrattive lungo il fiume
Persone che continuano a curare questo territorio già affaticato da infrastrutture ed attività commerciali e cercano di recuperare un rapporto equilibrato con l’ambiente e la propria storia.
Una comunità che crede nella convivialità e nella coesione sociale e coltiva forti rapporti intergenerazionali.

Abbiamo capito che in Val di Susa non è in gioco la realizzazione della ferrovia Torino-Lione, bensì un intero modello sociale. Un popolo unito e coeso, una comunità forte non può essere assoggettata a nessun interesse nè politico, nè economico. E’ interesse di tutti i poteri forti dividere, isolare, smembrare per poter meglio controllare e favorire interessi particolari.

Abbiamo capito
perché tutto l’arco costituzionale vuole la TAV, non è dificile, basta guardare alle imprese coinvolte:

Cmc (Cooperativa Muratori e Cementist) cooperativa rossa, quinta impresa di costruzioni italiana, al 96esimo posto nella classifica dei principali 225 «contractor» internazionali che vanta un ex-amministratore illustre, Pier Luigi Bersani, si è aggiudicata l’incarico (affidato senza gara) di guidare un consorzio di imprese (Strabag AG, Cogeis SpA, Bentini SpA e Geotecna SpA) per la realizzazione del cunicolo esplorativo a Maddalena di Chiomonte. Valore dell’appalto 96 milioni di Euro.

Rocksoil s.p.a società di geoingegneria fondata e guidata da Giuseppe Lunardi il quale ha ceduto le sue azioni ai suoi familiari nel momento di assumere l’incarico di ministro delle Infrastrutture e dei trasporti del governo Berlusconi dal 2001 al 2006. Nel 2002, la Rocksoil ha ricevuto un incarico di consulenza dalla società francese Eiffage, che a sua volta era stata incaricata da Rete Ferroviaria Italiana (di proprietà dello stato) di progettare il tunnel di 54 Km della Torino-Lione che da solo assorbirà 13 miliardi di Euro. Il ministro si è difeso dall’accusa di conflitto di interessi dicendo che la sua società lavorava solo all’estero.

Impregilo è la principale impresa di costruzioni italiana. È il general contractor del progetto Torino-Lione e del ponte sullo stretto di Messina. Appartiene a:
33% Argofin: Gruppo Gavio. Marcello Gavio è stato latitante negli anni 92-93 in quanto ricercato per reati di corruzione legati alla costruzione dell’Autostrada Milano-Genova. Prosciolto successivamente per prescrizione del reato.
33% Autostrade: Gruppo Benetton. Uno dei principali gruppi imprenditoriali italiani noto all’estero per lo sfruttamento dei lavoratori delle sue fabbriche di tessile in Asia e per aver sottratto quasi un milione di ettari di terra alle comunità Mapuche in Argentina e Cile
33% Immobiliare Lombarda: Gruppo Ligresti. Salvatore Ligresti è stato condannato nell’ambito dell’inchiesta di Tangentopoli pattuendo una condanna a 4 anni e due mesi dopo la quale è tornato tranquillamente alla sua attività di costruttore.

Abbiamo capito che l’unico argomento rimasto in mano ai politico-imprenditori ed ai loro mezzi di comunicazione per giustificare un inutile progetto da 20 miliardi di euro mentre contemporaneamente si taglia su tutta la spesa sociale è la diffamazione. Far passare gli abitanti della Val di Susa come violenti terroristi. Mentre noi abbiamo visto nonni che preparavano le torte, appassionati insegnanti al lavoro, agricoltori responsabili, amministratori incorruttibili.

Abbiamo capito che questo è l’unico argomento possibile perchè ormai numerosi ed autorevoli studi, di cui nessuno parla, hanno già dimostrato quanto la TAV sia economicamente inutile e gravemente dannosa.

Questi i principali:

Interventi scientifici e studi relativi all’Alta Velocità Torino-Lione dei ricercatori del Politecnico di Torino: http://areeweb.polito.it/eventi/TAVSalute/

Analisi degli studi condotti da LTF in merito al progetto Lione-Torino, eseguiti da COWI, rinomato studio di consulenza che lavora stabilmente per le istituzioni europee: http://ec.europa.eu/ten/transport/priority_projects/doc/2006-04-25/2006_ltf_final_report_it.pdf

Contributo del Professore Angelo Tartaglia, del Politecnico di Torino: http:/www.notav.eu/modules/Zina/Documenti/2010_11-Angelo%20Tartaglia%20confuta%20teorie%20S%EC%20TAV%20On.%20Stefano%20Esposito.pdf

Analisi economica del Prof. Marco Ponti del Politecnico di Milano
http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002454.html

Rapporto sui fenomeni di illegalità e sulla penetrazione mafiosa nel ciclo del contratto pubblico del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro:
http://www.notav.eu/modules/Zina/Documenti/2008_Rapporto%20sugli%20appalti.pdf

Risultanze del controllo sulla gestione dei debiti accollati al bilancio dello Stato contratti da FF.SS., RFI, TAV e ISPA per infrastrutture ferroviarie e per la realizzazione del sistema “Alta velocità”:
http://www.notav-avigliana.it/doc/delibera_25_2008_g_relazione.pdf

Presentazione dell’Ingegnere Zilioli, in relazione a “EFFETTI TAV – STUDI EUROPEI/buone pratiche e cattivi esempi”
http:/www.comune.re.it/retecivica/urp/retecivi.nsf/PESIdDoc/CE2F74FF4EBDC0A7C125783000474080/$file/Presentazione%20Ing.%20Zilioli.pdf

Ricerca del Politecnico di Milano sull’alta velocità in Italia che svela un buco di milioni di utenti.
http://www.tema.unina.it/index.php/tema/article/view/486

NON POSSIAMO RESTARE IN SILENZIO, COSTRUIAMO LA NOSTRA INFORMAZIONE DAL BASSO, INOLTRA E DIFFONDI QUESTO MESSAGGIO.

Primi firmatari:
Caterina Amicucci, Sara Taviani, Carla Cipolla, Paolo Carsetti, Andrea Baranes, Antonio Tricarico, Giulia Franchi, Luca Manes, Carlo Dojmi di Delupis, Elena Gerebizza, Luca Bianchi, Laura Boschetto, Vitaliana Curigliano, Chiara Berlingardi, Stefania Grillo, Pamela Teoli, Adriana Rosasco, Benedetto Calvo, Riccardo Carraro, Stefania Pizzolla, Andrea Cocco, Filippo Maria Taglieri, Sara Turra, Andrea Provvisionato, Michela Bortoli, Francesco Martino, Silvia Nesticò, Dario Radi, Elena Cavassa, Mario Martone, Anna Ferrari

per aderire posta un commento su:
http://siamostatiinvaldisusa.wordpress.com/


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Blocchiamo la Tav in Val di Susa, un’opera inutile che gronda sangue

RICEVIAMO DALLA VAL DI SUSA E INOLTRIAMO, BARBARA E’ UNA NOSTRA AMICA, GIA’ SINDACA DELLA VALLE E UNA DONNA STRAORDINARIA E SOMMAMENTE VOTATA ALLA CONVIVENZA PACIFICA, PER FAVORE INOLTRATE E FATE CONOSCERE

carissimi,
non ho tempo, modo, spazio e lucidità per scrivere a ciascuno di voi, a rispondere a tutte le vostre telefonate, a chi da tutta italia si sta chiedendo come stiamo, cosa facciamo, cosa è accaduto
perdonate quindi se per una volta scrivo a tutti insieme, in un sol colpo, alla rinfusa, senza abbarcciarvi ad uno ad uno, ricordando i vostri nomi e in tanti casi anche i vostri volti amici

ieri sera è stata una mattanza
non ci sono parole per raccontare la rabbia, le fughe, la follia di una notte dei cristalli in cui lo Stato ci ha indicato quale fosse il suo concetto di “dialogo”

concetto ribadito oggi, nell’irrisoria farsa della “convocazione del territorio”. A Roma sono scesi Cota, Saittta, Fassino. Loro sono “il territorio”? No. Sono tre convinti sostenitori del Tav. Mandanti, insieme al Governo, dei manganelli, degli idranti e dei gas CS di ieri.
I nostri sindaci? Il nostro Presidente di Comunità montana? No, quelli no, non bisogna ascoltarli. Ai tavoli si devono sedere solo i favorevoli all’opera.
La voce del dissenso va zittita. A qualunque costo.

Dunque? dunque oggi noi torniamo in strada.

Sul sito La Valle che Resiste compare questo invito, che faccio mio e giro a tutti voi. Siateci accanto, fate girare, indignatevi con noi.
Un abbraccio di gratitudine, affetto e resistenza
barbara

Per Titti, grande nonna che ora ha la gamba rotta.

Per Nicoletta, picchiata e umiliata.

Per Alberto, trascinato via a forza.

Per Marco, criminalizzato perchè dà della pecorella a un poliziotto, salutandolo con un ‘Alla fine ti voglio bene’.

Per Ermelinda, in ospedale con la testa aperta dai manganelli di manganelli.

Per i gestori dei locali che hanno vetri rotti che nessuno ripagherà.

Per tutti e tutte quelli e quelle  che queste notte sono contusi, feriti.

Per Luca, ancora bloccato nel letto di un ospedale.

Per i nostri compagni in carcere, per chi ancora è rinchiuso in casa o nella propria città.

Per i nostri amministratori che stanno mettendo il loro tempo, la loro capacità e i loro corpi

Per i nostri padri e madri, per i nostri figli/e e nipoti.

BLOCCHIAMO TUTTO , DAPPERTUTTO ! DALLE 18.

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Sperimentazione animale e stereotipi di genere

Di Agnese Pignataro – Nel XIX secolo i sostenitori della sperimentazione animale vedevano le cose in modo molto netto: essendo frutto di ignoranza e sentimentalismo, le proteste contro la vivisezione non potevano essere che una cosa di donne. Nel 1883, il fisiologo russo-francese Élie de Cyon ribadiva con disprezzo che le donne rappresentavano la compagine più numerosa degli avversari della ricerca sugli animali, precisando malevolmente che tra esse non si sarebbe potuto trovare neanche “una ragazza ricca, bella e amata, oppure una giovane moglie che abbia trovato a casa la piena soddisfazione degli affetti”; nel 1885, un anonimo poeta definiva le militanti antivivisezioniste “sciocche donne traviate”, “uno sciame di scansafatiche ronzanti” che trascuravano i loro doveri domestici a causa di eccessivo sentimentalismo (entrambi gli esempi sono in Tom Regan, Defending Animal Rights). La difesa degli animali era vista come capriccio per persone ipersensibili che in fondo non hanno niente di meglio da fare, laddove nel caso delle donne il «meglio» mancante, ovviamente, era identificato con la relazione col maschio suggellata dal patto familiare.

Del resto anche il discorso delle militanti antivivisezioniste dell’epoca si basava su uno stereotipo, quello delle donne “naturalmente” dotate di maggiore bontà e tenerezza degli uomini e contrapposte a una scienza violenta e devastatrice saldamente in mano maschile. La tesi era confortata da una realtà di fatto: poiché l’accesso alla medicina era negato alle donne, i medici impegnati nelle crudeli vivisezioni erano tutti uomini.

Quando però le rivendicazioni di parità cominciarono a estendersi alle facoltà di medicina, ai vivisettori uomini si affiancarono via via delle donne. La retorica antivivisezionista prese dunque a denunciare il pervertimento della “naturale” sensibilità femminile che la pratica della vivisezione determinava nelle donne medico. I sostenitori della sperimentazione animale si misero allora a usare l’argomento secondo cui la ricerca è un’attività adatta alle donne perché la messa a punto di farmaci è opera altrettanto “umanitaria” della cura dei malati (in Lynda Birke, Feminism, Animals an Science). Secondo questo ragionamento, essere una ricercatrice non è che una variazione sul tema della donna che si prende cura degli altri spinta dalla sua spontanea dedizione.

Le cose oggi non sono molto cambiate: se i sondaggi mostrano che le donne continuano a opporsi alla sperimentazione animale (cf. L. Pifer, K. Shimizu, R. Pifer, «Public Attitudes towar Animal Research: Some International Comparisons», Society an Animals, 2, 2, 1994, e il report «Les Français et l’expérimentation animale », IPSOS/One Voice, 2003), sull’attività scientifica pesa ancora un forte monopolio maschile, malgrado essa sia praticata brillantemente anche da donne. E anche se la propaganda dei ricercatori contro i militanti antivivisezionisti abbandona ormai l’accusa di sentimentalismo preferendole quella di violenza e estremismo, non si può evitare di constatare che sostenitori e oppositori della sperimentazione animale sono accumunati dall’esibizione di argomenti “razionali” e “scientifici” e dalla presa di distanza dall’emotività. Come se il dilemma della sperimentazione animale non fosse radicato nel groviglio delle emozioni che ci legano agli altri, che siano amici umani o di altre specie. Cose da donne, vuole lo stereotipo. Ed è forse (anche) a causa della negatività associata a tale stereotipo che la complessità di quel groviglio fatica a essere presa sul serio.

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ACCADE A MILANO: TRA DONNE…

Invito alle donne resistenti a Milano
L’8 marzo in Scighera sarà una serata dove si presentano gruppi di donne impegnate e resistenti, aperta a tutte coloro che vorranno intervenire, per parlare di quello che vogliamo cambiare e migliorare nella città e nella società.
Nel corso della serata la musica delle TEZ – Zone Temporaneamente Erogene e collegamenti con il Tango della Consultoria a Sesto San Giovanni e con la giornata radiofonica delle donne di Radio Onda Rossa di Roma.
Oltre a presentare il giornale web Z3XMI e la rivista online XXD, in cerca di affini per sostegno e collaborazione, si parlerà di giornalismo partecipativo e verranno introdotti i temi emersi ai Tavoli di lavoro delle donne con Palazzo Marino.

Interverranno:
Marzia Frateschi – responsabile macroarea <città delle donne>di Z3xmi e rappresentante del gruppo “donne e cultura” comitato di zona 3
Ornella Guzzetti – direttora responsabile XXD
Stefania Prandi – capa redattora XXD
Patrizia Sollini – direttore editoriale Z3XMI
Marta Magni – redattrice Soft revolution
Antonia Monopoli – responsabile dello sportello Trans Ala Milano onlus
Collettivo leventicinqueundici

Coordina: Chiara Martucci

Ore 21.30
CIRCOLO ARCI LA SCIGHERA
in Via Candiani 131, quartiere Bovisa – Milano
Ingresso con tessera Arci

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Giacinta, una gigantessa

Di Anna Maria Civico
Giacinta Pezzana è stata un’attrice poco conosciuta che gestiva personalmente i propri contratti, fatto eccezionale per la seconda metà dell’Ottocento, quando le donne erano “tutelate” dal marito, cosa che rimproverò persino alla divina Duse, sua allieva agli esordi. Questa artista ha avuto la lucidità di fare politica e di considerare l’arte come lavoro e creare continuamente ponti tra vita privata e pubblica. Era mazziniana, anticonformista nella scena, nella vita e nell’impegno politico. Nasce a Torino nel 1841. Riveste spesso ruoli di prima donna e di capocomica, non rinuncia a parti minori sia per mantenersi che per essere autonoma da certe impostazioni che cristallizzano i personaggi femminili in donne per bene e donne di malaffare. La crisi della famiglia patriarcale si riflette nei ruoli teatrali: la “madre” e la “servetta” sono sostituite da personaggi autonomi ed emancipazionisti, Giacinta, ultima delle attrici romantiche, porta sulla scena il ruolo innovativo assunto dalle donne in quegli anni, a lei seguirà la Duse, caposcuola del genere attrice-artista. Il nascente consumismo ed il processo di industrializzazione favoriscono da un lato la diffusione di prodotti a basso costo e di facile realizzazione, come la pochade e l’operetta che diventano beni di consumo per il tempo libero del pubblico borghese, dall’altro l’invenzione del divismo come tattica di mercato, strategie queste, che non piacciono a Giacinta: “Io mi sono appassionata allo studio ed in esso mi pare di ringiovanire per quanto mi sentivo invecchiare recitando. L’arte seria non era gradita ai pubblici, l’arte che diverte o nevrotica non la conosco!” Da drammaturga anticipa il verismo, scrive di temi che corrispondono alla sua sensibilità sociale, alla rappresentazione di condizioni materiali e concrete, a stati psicologici della donna del suo tempo. Della corrispondenza epistolare con le amiche ne fa pratica politica e pratica degli affetti che sconfina in confessioni che, nonostante la diffusione in quell’epoca della forma letterario-epistolare intimistica tra donne, può far pensare a messaggi di segreto erotismo: “Amami, ti bacio. Scrivimi, ti prego. Amami sempre e molto molto, la tua Cinta. Ti abbraccio e ti bacio con tutta la tenerezza che sento per te. Amami sempre Sacha mia, la tua amicizia è una delle mie ricchezze morali! Scrivimi adorabile simpaticona ed ama la tua.” Laura Mariani nella sua opera di ricerca e di studi ventennali su più di mille lettere di Cinta, la chiama una gigantessa del teatro del cuore (L’attrice del cuore di Mariani Laura Ed. le lettere, 2005).
Giacinta partecipa alla Lega promotrice degli interessi femminili per la conquista del voto, dell’istruzione e del lavoro. Presiede il Nucleo democratico degli artisti per il suffragio universale. Si batte per abolire i regolamenti sulla prostituzione e il diritto di famiglia corrente che legalizza la sottomissione e lo stato di minorità femminile. “oh! Spesso il matrimonio è la vera, e sola prostituzione legalizzata! Bisogna sputare sulla Legge!” E ancora scrive: “Noi, artisti, perdiamo tutte le abitudini di gioie domestiche. Non abbiamo casa, non famiglia, non amici consuetudinari… ne sarei morta, se un’amica divina non mi avesse riaperto le braccia! L’Arte! Io fui più artista che donna, e l’arte impietosita della mia felicità perduta, mi fece rivivere! La forza, la salute, la voce, la memoria reggono e mi aiutano a lottare…”. Giacinta muore in povertà ad Aci Castello (Catania) nel 1919.

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