Et voilà il numero 7

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EDITORIALE – Ora e labora di Alessia Muroni

ECOLOGIA – Alle donne il potere di salvare l’ambiente di Isabel
In occasione dei prossimi referendum XXD incontra Rossella Muroni, trentasei anni, da sedici militante di Legambiente, da tre direttrice generale dell’associazione

FEMMINISMI 1 – Intervista a Christine Delphy di Vincenza Perilli
Tra le fondatrici della rivista Nouvelles Questions Féministes, Christine Delphy è una delle esponenti più note del femminismo francese, in particolare della corrente materialista

FEMMINISMI 2 – Allah, Fatima, Aisha e il femminismo di Sara Hejazi
Sono le donne credenti a portare oggi nei paesi di fede islamica una nuova interpretazione del corano, una fede militante che parla di eguaglianza tra i sessi e superamento della società patriarcale

TRANSESSUALITÀ – Il matrimonio impossibile di Stefania Prandi
Alessandra Bernaroli ha completato l’iter per il cambiamento di sesso vivendo con la sua compagna, e lo stato italiano ora vuole farla divorziare: due donne non possono essere sposate tra loro

FECONDAZIONE – I nuovi modi per avere figli di Ornella Guzzetti
Alla Cité des Sciences di Parigi si è appena chiusa una mostra che ripercorre le tappe della procreazione medicalmente assistita dalla nascita della prima bambina in provetta nel 1978 fino ai nuovi scenari della riproduzione umana nel mondo

Rubriche:
Lost in translation: If women counted – Marilyn Waring
Dalla cruna dell’ago: 2011, il piccolo fratello
Post porno: Arte estrema
In media stat virtus: Stereotipi
Navigare da pirate: Isole lesbiche
Istantanee musicali: Pitch – Comme un flux
Space invaders: #4
Paranoia blues: Amore dall’inferno
Tre civette: Due veli due misure
Sesso globale: (I) (PS) (HN) (AFG) (KSA)

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Pitch – Comme un flux (2011)

di Lucy Van Pelt

Sono gli anni ’90 quelli in cui si forma il gruppo dei ravennati (P)itch. Entrano a far parte dell’etichetta simbolo di quegli anni, la Vox Pop, punto di riferimento della musica indipendente italiana, insieme a band più conosciute come Ritmo Tribale, Casino Royale, Africa Unite e Afterhours. Per quest’ultimi, la leader del gruppo, voce e basso, Alessandra Gismondi, scrive il testo di Lasciami leccare l’adrenalina (“Forse non è proprio legale sai / ma sei bella vestita di lividi / m’incoraggi ad annullare i miei limiti / le tue lacrime in fondo ai miei brividi”), uno dei pezzi che contribuirà al successo del gruppo di Manuel Agnelli. A quell’epoca i Pitch vestono i panni di una band a metà tra il grunge di Seattle, simil Hole, tanto per intenderci, e il pop-punk, facendo scattare diversi paragoni con i più famosi Prozac +, mentre vengono pubblicati due album di assoluto rispetto: Bambina Atomica e Velluto (ormai introvabili, il secondo addirittura sotto il marchio BMG). Tanti anni di silenzio e poi il ritorno, tre anni fa, con A Violent Dinner, cantato in inglese, un cambio, oltre che nel nome (che diventerà Pitch, senza parentesi intorno alla P), anche di formazione (unica a rimanere fedele alla linea del progetto sarà appunto Alessandra), e un genere che li porta ad abbandonare il rock crudo e acerbo dei primi album, per abbracciare un filone wave, figlio del punk e del noise-rock, assimilandoli ai newyorkesi Blonde Redhead.
Il nuovo album Comme un Flux perfeziona e rinforza quest’idea, confermando una grandissima ispirazione, oltre che una serie di notevoli intuizioni. Dei suoni punk-rock degli inizi rimangono ora solo dei vaghi ricordi. Tutto il disco sembra avvolto da un’atmosfera quasi onirica, timbriche morbide e sensuali e una psichedelia riflessiva e delicata. Il paragone con i soliti Blonde Redhead persiste, ma la voce di Alessandra è estremamente più duttile rispetto a quella di Kazu Makino, tanto da ricordare a tratti, come nella title track, dedicata agli amanti immaginari e a Serge Gainsbourg, quella della figlia di quest’ultimo, Charlotte; vengono addirittura riportate alla memoria le Sleater Kinney (altra band statunitense anni ’90 di Riot Grrrl, che si rifaceva alle tematiche femministe e di liberazione dell’identità sessuale) nel pezzo Blossom (che sembra citare espressamente un riff della famosa Jumpers). Tuttavia la vocalità suadente della Gismondi si è totalmente scrollata di dosso i panni della donna grintosa e arrabbiata, a favore di uno stile più intimista e trasognato (soprattutto nel brano Real Life o nel pezzo Martha Graham Dance, ispirato a Patty Smith, e omaggio alla danzatrice e coreografa statunitense). C’è spazio anche per l’inquietudine, con brani paranoici e ipnotici come DNA, dedicata ad Arto Lindsay e Breakfast Star, in cui rabbia e dolore si amalgamano, compenetrandosi perfettamente.
Inutile dire che tanta delicatezza svanisce completamente, ogni volta che ci si trova davanti ai Pitch in versione live. E infatti è da sempre il concerto il vero punto di forza di questa band, che non si risparmia mai e che dal vivo riesce a caricare i brani di grande forza espressiva.
Pitch è solo uno dei tre progetti musicali di Alessandra. Schonwald e Vessel sono gli altri due. E ce n’è in cantiere un quarto: sarà la bassista di Hanin Elias (ex Atari Teenage Riot, storica band di Berlino) nel suo prossimo tour del nuovo disco da solista.
Comme un Flux è pubblicato da Deambula records. Per ascoltare la musica dei Pitch andate sul loro myspace.
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Beth Ditto e Cristina Donà

di Lucy Van Pelt

Beth Ditto – EP (2011)
Ce lo si aspettava un po’ tutti che la cantante dei Gossip tentasse prima o poi la via solista, visto il talento nel far parlare di sé. Le sue parole al riguardo infatti sono state: “Immagina di essere sposato da 12 anni, tutta la vita adulta. Poi un giorno decidi che non c’è niente di male a uscire e farti una storia, e la cosa sta bene a tutti”. Appena ventiseienne, riassume la sua morale così: “Sono lesbica e cicciona. Non mi rado le ascelle e non uso deodoranti. Penso che i punk debbano puzzare.” E durante i concerti è spesso nuda e non se ne vergogna. E a vederla in versione sexy, con uomini adoranti provoca negli spettatori lo stesso fascino di bellezze ben più avvenenti, secondo gli standard canonici. Proviene da gruppi di attivismo politico, ed è preparatissima su qualunque cosa abbia a che fare con l’avanguardia musicale/artistica contemporanea. Grazie a lei, forse un giorno, le ragazze potranno essere giudicate per la loro musica e non per il loro aspetto. Beth Ditto ha anche una voce calda, corposa, quasi soul. Nel suo Ep appena uscito, dice di essersi ispirata ai suoi miti Grace Jones, e alla sfortunata e morta prematuramente Aaliyah, regina indiscussa del R&B. Quattro sono i pezzi dell’EP, prodotti dai Simian Mobile Disco, pionieri dell’elettronica di Manchester. Si parte dal singolo “I wrote the Book” che parla di rimpianti amorosi per il passato, ma che potebbe tranquillamente diventare un inno per tutti coloro che non hanno intenzione di farsi prendere in giro da un amante, e per una mezz’ora di musica che si conclude con “Do you need someone” che parla invece dell’amore segreto. Le atmosfere ipnotiche e a tratti psichedeliche, intrigano anche me che non sono un’amante della dance. In alcuni punti (Good Night Good Morning ad esempio nel cantato, mentre il video di I wrote the Book di Price James sembra citare direttamente Justify My Love) il modello sembra proprio essere invece la Madonna prima maniera. Niente di esagerato ma una donna che va sicuramente seguita.

Cristina Donà – Torno a casa a piedi (2011) – Quarantatrè anni, di cui venti vissuti sul palco. Nonostante una popolarità finalmente acquisita, Cristina Donà non sarà mai un fenomeno di massa. Le canzoni di Torno a casa a piedi sono dieci gioiellini, semplici quanto raffinate, racchiuse in un equilibrio quasi perfetto. Un disco leggero nella musica quanto profondo nei testi. Il singolo Miracoli, presentato alla selezione per il festival di Sanremo (e ovviamente scartato), rappresenta la svolta musicale di tutto l’album, con la sua vivacità, data dalla presenza degli ottoni, e orecchiabilità immediata. È un album che celebra la vita attraverso piccole istantanee, una scelta di allargare i propri orizzonti musicali anche attraverso la collaborazione con Saverio Lanza, musicista/produttore e direttore d’orchestra. Nonostante la scelta dell’artista di trasferirsi in un paese di montagna di 700 anime, ritornano i temi della grande città e in particolar modo della schizofrenia urbana (“Giostre illuminate sullo sfondo delle strade / non ti possono fermare ora / la vita mi dicevi lo sai, io vado a cercarla altrove – da In un soffio – I palazzi ora mi vogliono abbracciare / stralunata ancora una volta mi metto a fotografare / giapponese io mi sento giapponese / i semafori sanno che sono in ritardo – da Giapponese). La bravura di Cristina Donà consiste proprio nel saper interpretare il quotidiano, sottraendolo dai luoghi comuni. “In un periodo di sovraesposizione mediatica, dove tutti spingono per apparire, ho voluto fare un passo indietro”. Una piccola perla che arricchisce il lungo percorso artistico di un’artista che si è sempre distinta nel panorama musicale contemporaneo.
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Il fortissimo numero 6!


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EDITORIALE
di Stefania Doglioli
LAVORO
Impugnare i licenziamenti
di Prima Maggio
CORPO 1
La regola del parto cesareo
di Annalisa Priolo
CORPO 2
Proposta indecente: il Sondaggio sulla verecondia
di Christine Seifert
CORPO 3
Nud* alla Mecca
di Daniela Danna
Fumetto K e la maternità
di K
PARITÀ
Donne discrimate, donne discriminanti
di Marta Gallina
e tutte le rubriche!

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Ecco il numero di marzo!

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EDITORIALE
In piazza indignate
13/02/2011
Una sollevazione popolare
MIGRANTI
Torre chiama terra
di Ornella Guzzetti
SEPARATISMI
Il separatismo secondo Giovanna Olivieri
di Alice nel paese delle femministe
Come l’olio sull’acqua
di Stefania Doglioli
EMOZIONI
Statua della Madonna piange senza motivo
di The Onion
FEMMINICIDIO
Il femminicidio: non solo Ciudad Juarez, riguarda anche noi
di Barbara Spinelli
Caccia alle streghe in Africa
di Silvia Federici
ABORTO
Buon compleanno Roe vs Wade
di Daniela Danna
e tutte le rubriche (con new entry lost in translation!), vignette, autopubblicità da ritagliare!

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decima edizione del campo lesbico di agape

Anche quest’anno la magnifica struttura del centro di Agape (Prali, Torino) ospiterà nel we di pasqua il campo lesbico, giunto alla sua decima edizione. Dedicato al tema delle “lesbiche post-polimorfiche”, il campo avrà la durata di cinque giorni – da giovedì 21 aprile al lunedì 25 -durante i quali le oltre novanta iscritte potranno partecipare a tantissime attività.

Ci saranno workshop e laboratori, dedicati ad un ampio ventaglio di temi: dall’economia lesbica al gender e postgender, dalla gestione della rabbia alle pratiche di autodifesa e alla costruzione della fiducia, dalla postpornografia al delicato tema della violenza fra donne; ma anche body painting, passeggiate, yoga.

Nel tardo pomeriggio sarà possibile affrontare il tema delle lobby e le community lesbiche e quello dei conflitti nei gruppi lesbici, mentre le serate saranno dedicate al teatro con Magnificat di Goghi & Goghi e alla musica con il concerto di Eli Natali & the moustaches e con gli splendidi dj set a cura di Freak in Frak & Sisterhood

Somministrate qua e là anche delle “pillole di lotta”, che potranno dar spunti su come minare – o almeno infastidire – la cultura eteropatriarcale egemone, e nello spazio comune – l’ampio salone dove le campiste si incontreranno anche per i pranzi e le colazioni – sarà allestito uno spazio libri e sex toys a cura della libreria Tuba di Roma. Nei ritagli di tempo, infine, calcio balilla, ping pong, chiacchierate al bar e paesaggio meraviglioso di montagna e prati.

Per info e iscrizioni: sito web – telefono: (+39) 0121 807514
e-mail ufficio: ufficio@agapecentroecumenico.org

Valeria Santini

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Valentina Lupi – Atto Terzo (2011)

di Lucy Van Pelt

Dopo cinque anni dal primo lavoro discografico, intitolato Non voglio restare Cappuccetto Rosso, ecco il secondo album, in cui la romana Valentina Lupi dà prova di una già raggiunta maturità artistica. Cinque anni in cui non è comunque mai stata ferma, ma impegnata in concerti, che le hanno fatto conoscere diversi musicisti con i quali ha collaborato anche in altri progetti. Un ritorno atteso e ispirato il suo, con testi che raccontano di storie universali, in maniera semplice ma mai banale, e soprattutto senza il desiderio di strafare tipico di alcuni cantautori/cantautrici che vogliono essere colti/e a tutti i costi. Brani che focalizzano l’attenzione su vari argomenti: si va dall’indifferenza ed inadeguatezza della classe politica, all’ipocrisia cattolica, all’esaltazione da parte dei mass-media di alcuni modelli considerati vincenti, alla persistente crisi occupazionale.
Valentina è ora una trentenne disillusa ma non rassegnata, che getta la propria rabbia, la propria passione, i propri sogni, le proprie denunce sociali e politiche in dodici tracce piene d’intensità.
“Spesso penso di vivere in un luogo fantasioso che rende idoli, attraverso i mass media, personaggi che non conoscono la grammatica italiana, che sono ignoranti,senza arte né parte, senza rispetto, che non conoscono le proprie radici e non hanno memoria storica. Penso che se non sai parlare e non conosci il passato non puoi affrontare il futuro, non puoi difenderti e non puoi costruire nulla di buono. Penso agli scandali dei governanti, penso alla loro ipocrisia cattolica, penso che nessuno, degli uomini e delle donne che ricoprono cariche istituzionali, rappresenta i miei pensieri, non mi sento tutelata, difesa, ho paura, e leggo la mia stessa paura negli occhi delle persone che incontro e che come me hanno consapevolezza di quello che sta accadendo. Anche se esiste la paura che una qualsiasi forma di progettualità venga distrutta, ciò che voglio esprimere in questo disco non è mosso da sentimenti di rassegnazione”.
Tra i miei pezzi preferiti c’è Io E Le Tue Parole, in cui l’unica arma a disposizione per contrastare il buio appare, appunto, il potere della parola, la forza di dire e di muovere i propri giorni, attraverso quello in cui crediamo. E le parole qui raccontano le difficoltà di rapporti imperfetti, l’incapacità di comunicare, nonostante i sentimenti che legano le persone. Ogni individuo reagisce in modo diverso di fronte ad un’emozione, c’è chi fugge, c’è chi resta, c’è chi inventa perché né fuggire né restare sembrano delle possibilità attuabili.
Atto Terzo prende spunto dall’atto terzo shakespeariano, in cui Amleto si trova di fronte a tante domande, si sente ingannato, disilluso, non riesce ad agire ma non riesce neanche a tacere; e questo è anche lo stato d’animo in cui sono nate le canzoni dell’album.
Un disco equilibrato e ragionato, con arrangiamenti estremamente curati, grazie ad un gruppo che sa picchiare duro ma anche lavorare di fino, in una sintesi che appare perfetta, pur nella sua apparente semplicità. Ogni singola idea è stata sistemata al posto giusto, senza mai una nota di troppo, ed i brani spaziano dal pop-rock, al rock-blues fino a giungere addirittura all’acid-jazz (nel pezzo “La mia colpa”), con una voce che ricorda una via di mezzo tra la Donà e la Consoli, ma più secca e incisiva di quest’ultima, e che in versione live pare essere ancora più suggestiva.
Il lavoro è pubblicato dalla Ali Buma Ye! Records e distribuito da Audioglobe.
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Concorso fumettistico “Incontriamoci” by Bergamo Contro l’Omofobia!

Segnalo e diffondo il bando del concorso fumettistico “Incontriamoci” organizzato da Bergamo contro l’omofobia, associazione fondata da due ragazze bergamasche assolutamente da sostenere!

Per informazioni sull’associazione e maggiori informazioni sul bando il sito di riferimento é: http://bergamocontrolomofobia.wordpress.com/

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Roma: se non ora quando? Corteo!

Durante la manifestazione a Roma dello scorso 13 febbraio Se non ora quando? è partito un corteo spontaneo verso Montecitorio. XXD l’ha documentato con un video e delle interviste per voi.

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Se non ora, sempre!


“Dimettiti, firmato Berlusconi Fan Cool Club”
“Agli egiziani sono bastati 18 giorni: Italia, alzati e cammina!
“Sono la nipote di Obama, telefona all’ambasciata americana” (cartello portato da una ragazza di colore)

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