Eccentrici Profumi
Honeybird & The Birdies – Mixing Berries (2010)

di Lucy Van Pelt

Nonostante il nome potrebbe far pensare ad un gruppo anni ‘60 dedito al rock’n’roll, la proposta di questo trio è di tutt’altro genere e alquanto anomala. Los Angeles, Catania, Roma sono le tre principali coordinate geografiche da cui provengono honeybird (charango, stratocaster, berimbau & voci), p-birdie (percussioni, balafon, batteria, kalimba, flauto e voci) e ginobird (basso e voci). L’incontro avviene a Roma nel 2007, intorno alle composizioni di honeybird, attiva in Italia sin dal 2002, la quale ha collezionato, nel corso dei suoi peregrinaggi, suggestioni e ritmi provenienti da tutto il mondo: dagli Stati Uniti al Sud America, passando per Spagna, Svezia ed Israele. Il tutto unito al background siceliota indie-rock di p-birdie e a quello prog di ginobird, crea una miscela suggestiva, eclettica e piena di significato. La bellezza e particolarità di quest’album, è nel sentire trasparire da ogni nota il piacere ed il divertimento di chi suona. Parliamo di un insieme di folk, indie e world music. E sembra di vederli come in un caleidoscopio, i colori dei paesaggi, i profumi descritti nei brani, eccentrici come i nomi di questo trio e interpretati in qualsiasi lingua: inglese, spagnolo, francese, portoghese, svedese, arabo, yiddish, tzutujil (Guatemala) e persino catanese. Canzoni che narrano con solarità, ironia, ma anche serietà, di esperienze vissute a contatto con culture diverse, offrendo una visione che sa di abbraccio universale. I suoni colpiscono proprio per dinamismo e freschezza, e, grazie anche alla miscela di strumenti atipici, armonizzati a sapori indie rock, ritmi funky e bossanova, reminescenze klezmer, hanno un approccio così camaleontico, da non riuscire ad annoiare minimamente l’ascoltatore. Il pezzo Don’t trust the butcher è stato inserito nella colonna sonora del film di Carlo Mazzacurati La Passione, uscito a settembre 2010.
L’album è in streaming su breakfastjumpers.blogspot.com.
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IL NUOVO, FICHISSIMO, NUMERO 4



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EDITORIALE Buono da indossare
ATTUALITÀ A fior di fica: quando il Vegetale fa male…
di Alessia Muroni
IMMIGRAZIONE Cie, be free a Ponte Galeria
di Natascia de Matteis
UNIVERSITÀ La riforma antiuniversità
di Daniela Danna
UNIVERSITÀ La riforma è legge, la piazza è vuota
di Alice Corte
CONSUMI Un giorno da uomo e sono più donna
di Stefania Doglioli
COSTUME Comunità vs società di comunicazione massa
di Elisa Baccolo
MOTORI L’automobile è femmina
di Marta Gallina
DIRITTI Studiare da lesbiche? Sì grazie
di Ornella Guzzetti
LEGGI Aborto da difendere
di Sophie Brunodet

RUBRICHE
TRE CIVETTE di Alessia Muroni
ISTANTANEE MUSICALI di Lucy Van Pelt e Donasonica
DALLA CRUNA DELL’AGO di Michele Poli
NAVIGARE DA PIRATE di Laura Mango
SESSO GLOBALE di Cristina Petrucci
IN MEDIA STAT VIRTUS di Madame Corbeau
UNA LIBBRA DI CARNE di Marta Meloni
SE LE CONOSCI di AliCe
CI GIRANO LE OVAIE di Francesca Palazzi Arduini
LIBRI PERDUTI di Michela Pagarini
LETTERE
UNA DONNA AL MESE
foto di copertina
di Alessia Gatta
con la modella Rosy

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Esposto contro Ostellino

Ecco il testo dell’esposto che abbiamo preparato contro l’articolo di Ostellino da inviare all’Ordine dei giornalisti della Lombardia (all’attenzione della presidente Letizia Gonzales).

Con la presente lettera denuncio l’espressione di un’opinione che lede la dignità della donna da parte del giornalista Piero Ostellino, nell’articolo “L’immagine e la dignità del Paese”, pubblicato dal Corriere della Sera, in data 19 gennaio 2011. Ostellino scrive: “Una donna che sia consapevole di essere seduta sulla propria fortuna e ne faccia – diciamo così – partecipe chi può concretarla non è automaticamente una prostituta. Il mondo è pieno di ragazze che si concedono al professore per goderne l’indulgenza all’esame o al capo ufficio per fare carriera. Avere trasformato in prostitute – dopo averne intercettato le telefonate e fatto perquisire le abitazioni – le ragazze che frequentavano casa Berlusconi, non è stata (solo) un’operazione giudiziaria, bensì (anche) una violazione della dignità di donne la cui sola colpa era quella di aver fatto, eventualmente, uso del proprio corpo”. Questa frase presenta una grave violazione di due dei precetti deontologici del giornalismo: il precetto b. secondo cui “la tutela della persona umana e il rispetto della verità sostanziale dei fatti principi da intendere come limiti alle libertà di informazione e di critica” e il precetto g. “il dovere di promuovere la fiducia tra la stampa e i lettori.”
La frase pubblicata da Ostellino viola inoltre le disposizioni della Carta dei Doveri del giornalista, in particolare il dovere del giornalista di “rispettare la persona, la sua dignità e il suo diritto alla riservatezza e non discrimina mai nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche.” L’opinione espressa da Ostellino è palesemente lesiva della dignità della donna, ed esprime un parere fazioso che non è supportato da evidenza alcuna: “Il mondo è pieno di ragazze che si concedono al professore per goderne l’indulgenza all’esame o al capo ufficio per fare carriera”. Su quali dati si basa la considerazione di Ostellino? Nell’articolo non vi è riferimento ad alcuna statistica o ricerca, ma viene dato per scontato che il fenomeno sottolineato da Ostellino sia estremamente diffuso a livello mondiale. Il fenomeno viene inoltre presentato come ‘normale’, senza alcuna analisi oggettiva (nonostante la gravità dello stesso) venendo meno al principio della Risoluzione 1 luglio 1993 del Consiglio d’Europa, secondo cui “L’espressione di opinioni può consistere in riflessioni o commenti su idee generali o riferirsi a commenti su informazioni in rapporto ad avvenimenti concreti. Nonostante l’espressione di opinioni sia soggettiva e non si possa né debba pretenderne la veridicità, è tuttavia possibile richiedere che l’espressione di opinioni sia effettuata in base a esposizioni leali e corrette dal punto di vista etico” (articolo 5).
Per vostra conoscenza, denuncio quindi la palese e cattiva condotta di Piero Ostellino per quanto di vostra utilità.

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L’immagine e la dignità di un giornale

Gentile direttore De Bortoli,

immaginiamo che questa sia solo una delle molto lettere che in questi giorni sono arrivate al Corriere della Sera a proposito dell’editoriale di Ostellino del 19 gennaio scorso (intitolato “L’immagine e la dignità del paese”). Saremmo felici di poterle leggere, quelle lettere. Pubblicarle tutte insieme sarebbe un segnale di trasparenza da parte di un giornale che si considera tra i più seri e autorevoli d’Italia. Ma il suo è veramente un giornale serio e autorevole? Ce lo stiamo chiedendo in molte e in molti in questi giorni. Può un giornale serio e autorevole pubblicare frasi come quelle che sono state scritte da Ostellino a proposito delle donne? Noi abbiamo dei dubbi al riguardo. Pensiamo, infatti, che non ci sia nulla di serio e dimostrabile nelle parole “il mondo è pieno di ragazze che si concedono al professore per goderne l’indulgenza all’esame o al capo ufficio per fare carriera”.
Che cosa sono questi? Pensieri in libertà dell’editorialista oppure sono considerazioni basate su dati e statistiche? Se esistono dei dati sul numero di “ragazze che si concedono” la preghiamo di farcelo sapere. Purtroppo, però, temiamo che questi dati non ci siano e che le parole di Ostellino siano basate sulla semplice doxa che, ne converrà, esprime un intento del tutto sessista. Esistono, invece, delle stime (seppur parziali) sul numero di donne che vengono discriminate, molestate e ricattate sessualmente sul luogo di lavoro da capi o colleghi maschi.
Ostellino si è forse dimenticato di considerarle o non c’entravano con il tema dell’editoriale?
Qualcuno potrebbe intravedere nelle parole del suo editorialista anche uno spirito discriminatorio ma questo non sta a noi stabilirlo: abbiamo deciso di affidare il giudizio a chi di competenza.
Già che ci siamo, vorremmo che lei ci chiarisse un altro passaggio dell’articolo di Ostellino. Ci può spiegare esattamente che significato assume l’espressione “una donna che sia consapevole di essere seduta sulla propria fortuna” sulle pagine del Corriere della Sera? Sappiamo che si tratta di una frase celebre e Ostellino avrebbe fatto bene a citare chi l’ha pensata prima di lui. Ma vorremmo chiederle: che cos’è esattamente, secondo il Corriere della sera, la fortuna di una donna? Sono le donne
forse emanazione del proprio utero o della propria vagina (secondo una certa corrente esegetica con “fortuna” si potrebbe intendere anche sedere)? Il suo editorialista ha ribadito il concetto anche il 20 gennaio, nella lettera di risposta alle proteste di alcuni giornalisti del Corriere della sera. “ E’ un giudizio di fatto – ha scritto – che nella storia le donne siano state sempre consapevoli di stare sedute sulla propria fortuna e alcune l’abbiano volentieri ‘condivisa’”. E’ un giudizio di fatto basato su cosa? La prego di spiegarcelo direttore. Vorremmo davvero sapere sulla base di quali fatti, dati e ricerche vengono scritti gli editoriali pubblicati dal suo giornale.

La redazione di Xxd

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Appello di Donne della Realtà: ADESSO BASTA, DIMISSIONI!

Basta: sentiamo il bisogno di dar voce alla rabbia, all’indignazione, alla vergogna che proviamo per la miseria morale e politica che ci circonda. Il solo modo per restituire dignità al nostro Paese è esigere le immediate dimissioni di chi ci governa calpestando le regole democratiche dettate dalla Costituzione. Invitiamo tutti, donne e uomini, a esporre in grande la scritta: DIMISSIONI fino a quando il nostro risultato non sarà stato raggiunto.
Vi invitiamo a partecipare a un’iniziativa per chiedere le immediate dimissioni del presidente del Consiglio. Sul sito http://donnedellarealta.wordpress.com/  trovate il testo dell’appello e le prime foto delle scritte esposte.

Chiara Volpato – Anne Maass – Angelica Mucchi Faina – Paola Ciccioli
Pubblicato il 22 gennaio 2011 da donnedellarealta

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Propositi per il nuovo anno

Buoni propositi per il 2011
1. Per troppo tempo, molti di noi hanno trascurato la salute fisica, mentale e spirituale.
Prendiamoci cura di noi stessi, senza demandare la responsabilità della nostra cura ad altre/i.
2. Prendiamoci la responsabilità di mantenere e preservare le nostre relazioni sociali. Inviare biglietti di auguri, acquistare i regali per i nipoti, ricordare i compleanni, o anche solo organizzare cene per stare in compagnia, sono attività che ci mantengono vivi ed in relazione con altre/i. Smettiamola di lasciare ad altre/i la gestione della nostra rete sociale! Ricordiamo in prima persona a chi ci sta vicino che teniamo alle loro parole e alla loro presenza.
3. Ascoltiamo le donne, senza interrompere, senza smentire immediatamente, senza criticare o deridere solo perché sono donne. Ascoltare, comprendere, rispondere in modo pertinente sull’argomento e non in base al genere dell’interlocutrice/ore. E tenendo la bocca chiusa abbastanza a lungo, potremmo imparare qualcosa!
4. Facciamo attenzione, nelle nostre attività e/o discussioni, a quanto diamo peso alle opinioni, alla parola ed alla presenza di altre soggettività. La mancata partecipazione di donne, trans e persone di diverse provenienze e/o vissuti ci vincola al paradigma patriarcale, eteronormativo (*) e razzista.
5. Impariamo anche i gesti e le attività che lasciamo fare sempre e solo alle donne. Fare il bucato in modo corretto, ad esempio. Tu ed io sappiamo come fare il bucato. E’ facile quanto cambiare l’olio tenendo in mano una birra, riparare lo scarico, o agganciare un nuovo televisore al plasma. E’ l’ora di smettere di fingere d’essere ignoranti. Capiremo molto di più di noi stessi e guadagneremo strumenti e possibilità di comprensione reciproca.
6. Eliminiamo le parole misogine e sessiste dal nostro vocabolario – e dal nostro dialogo interiore pure. Quando una donna fa qualcosa che non ci piace, non la chiamiamo “troia” – nemmeno nella nostra testa! E’ un’atteggiamento mentale stupido e funzionale alla violenza. Evitiamo la complicità silenziosa con altri esprimendo chiaramente dissenso quando ascoltiamo linguaggi e/o assistiamo ad atteggiamenti misogini e omo/transfobici.
7. Dobbiamo sempre essere forniti di profilattico e metterlo prima che lei sia costretta a chiedercelo. Basta indossarlo. E’ un atto di rispetto e responsabilità che dobbiamo a noi stessi e a chiunque faccia sesso con noi.
8. Evitiamo qualsiasi attività sessuale che oggettivizza, sfrutta, ferisce o umilia le donne. Evitiamola, anche perché è umiliante e degradante anche per noi.
9. Scegliamo di avere rapporti sessuali esclusivamente con persone che siamo certi siano consapevoli e consenzienti. Ciò significa che non siano ubriache, confuse, o impaurite. Che non siano state manipolate o la situazione non sia frutto
di un atto di bullismo, molestia e/o pressione psicologica o abuso di potere.
10. Risolviamo eventuali conflitti in modo non violento, senza abusi, senza ritorsioni o vendette e senza coinvolgere chi non c’entra – soprattutto se si tratta delle figlie e dei figli.
11. Troviamo un altro uomo da amare, in qualunque modo. Amico, padre, collega: proviamo a sentire, anche per scherzo, anche in una battuta, il rumore della parola “amore” detta a un altro uomo. Facciamola uscire fuori e vediamo che effetto fa. Mettiamoci alla prova, in questa come in altre situazioni.
12. Lavoriamo per eliminare la nostra omofobia e/o transofobia. L’eteronormatività (*) distrugge la nostra connessione con tutti gli altri esseri umani. E ci impedisce di amare. Dobbiamo essere in grado di amarci profondamente.
Come uomini siamo capaci di dare e ricevere tanto amore – e non solo dalle donne. Informiamoci, leggiamo, parliamo, conosciamo altre esperienze. Ne guadagneremo sicuramente in qualcosa.
13. Informiamoci sul femminismo. Ci sono tante storie e correnti femministe quanti movimenti letterari e avanguardie artistiche. E’ una storia enormemente complessa sulla quale è doveroso saperne di più, soprattutto perché interessa noi, che eravamo siamo e saremo lì, insieme a chi ha una sua storia che pochi conoscono. Di nuovo e ancora: conosceremo in tal modo molto di più anche noi stessi.
(*) Per eteronormato, eteronormativo, eteronorma si intendono tutte quelle regole/norme comportamentali/psicologiche/linguistiche etc che si basano sull’idea che l’unica sessualità possibile e/o obbligatoria sia quella etero.

PUBBLICATO ORIGINARIAMENTE SUL BLOG FEMMINISMO A SUD

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Dove siete donne? In trappola!

Questo il testo di Concita De Gregorio alle donne italiane pubblicato dall’Unità:

Sono sicura, so con certezza che la maggior parte delle donne italiane non è in fila per il bunga bunga. Sono certa che la prostituzione consapevole sia la scelta, se scelta a queste condizioni si può chiamare, di una minima minoranza. È dunque alle altre, a tutte le altre donne che mi rivolgo. È il momento di rispondere forte: dove siete, ragazze? Madri, nonne, figlie, nipoti, dove siete. Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di possibilità uguale e libero, dove siete? È il momento di dire: «Ora basta».

Risposta della redazione di XXD: In trappola

Siamo intrappolate in lavori precari, siamo ricattate dal non rinnovo del contratto, siamo immigrate che sanno che la disoccupazione significherà
essere deportate dal paese che hanno scelto, nel quale hanno vissuto per anni dopo sei mesi di galera nei Cie senza diritti, siamo “disoccupate” e “inoccupate” che suppliscono a un welfare inesistente con i lavori di cura e domestici, siamo in famiglie che non sanno se riusciranno a pagare la prossima rata del mutuo e quanto dovranno accantonare per la bolletta dell’acqua (l’acqua! indispensabile alla vita!), siamo madri che rimanendo incinte perdono il lavoro, e comunque per occuparsi dei figli sono costrette a stare a casa, siamo intellettuali su cui arriva la scure della privatizzazione delle università, siamo sex worker che non trovano spazio nella legge, ma solo persecuzioni, siamo giovani che non avranno una pensione, siamo studentesse che non sanno se potranno continuare a permettersi gli studi, siamo cervelli già fuggiti dalla “patria”.
Tutto questo siamo, e lo siamo perché la destra e la sinistra del
parlamento hanno deciso così, da almeno due decenni, con la legge Treu per il precariato e la Turco-Napolitano per i Cie e la Gelmini per lo scempio dell’istruzione pubblica e la bicamerale per abbattere la Costituzione… Ora vi stupite del nostro silenzio?
Avete creato un mondo di lupi e ora vi lamentate?

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La Réclame


Il 19 gennaio, presso la sala Zuccari del Senato della Repubblica a Roma (15:00), sarà presentato il format ” La Réclame”.  “La Réclame” è un progetto video in formato web series, che parte dalle pubblicità (manifesti o spot) che colpiscono l’immaginario collettivo attraverso l’uso inappropriato del corpo femminile. L’intento è illustrare i meccanismi che sottendono all’utilizzo inadatto, fuori luogo, a volte grottesco della figura della donna.

L’edizione settimanale del format viene pubblicata online

Per segnalare una pubblicità che utilizza il corpo femminile in modo improprio, scorretto o offensivo si può scrivere una mail a info@nonchiedercilaparola.com

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Nuova normativa sul precariato

Locandina San Precario

Ripostiamo volentieri la seguente comunicazione da San Precario in merito alla nuova normativa sul precariato: “è stato introdotto l’obbligo di impugnazione entro 60 giorni di ogni forma di cessazione (scadenza, interruzione) di tutti i contratti atipici (contratti a termine, collaborazioni a progetto, somministrazione etc.). Tale obbligo è inoltre esteso nei casi di allontanamento verbale dal posto di lavoro. Questo non è altro che un maxicondono a favore delle aziende che hanno abusato di lavoro precario. Quindi non ci resta che impugnare tutti i contratti di lavoro siano essi a termine o a progetto, entro 60 giorni dalla loro scadenza. Per i contratti già scaduti alla data del 24 novembre, l’impugnazione dovrà essere comunicata al datore di lavoro entro e non oltre il 23 gennaio, pena la perdita di ogni diritto.”

Informazioni qui.

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Aggiornamento violenza sessuale


vedi l’articolo di Noinonsiamocomplici su XXD di dicembre-gennaio

http://noinonsiamocomplici.noblogs.org/post/2010/12/29/sesso-in-cambio-di/

E’ del 28 dicembre la sentenza che ha condannato l’ispettore capo del Cie di
Milano Mauro Tavelli (detto ‘ispettore Mauro‘) a sette anni e due mesi
per aver costretto una trans rinchiusa in quel lager ad un rapporto
orale. In cambio le avrebbe promesso di liberarla dal Cie.

Sempre il 29 dicembre, nei dintorni di Oristano, don Giovanni Usai di 67 anni,
cappellano del carcere nonché fondatore e responsabile della comunità
‘Il Samaritano’, è stato messo ai domiciliari con l’accusa di violenza
sessuale nei confronti di una giovane nigeriana da cui avrebbe preteso
un rapporto sessuale in cambio dell’assunzione a tempo indeterminato.

Non c’è che dire: tra tonache e divise siamo proprio in buone mani!

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