Maschio sessuodipendente? finalmente un sito per te

Maschio sesso dipendente? finalmente un sito per te

Di maschi apertamente e laicamente schierati contro la pornografia non se ne erano ancora visti. Almeno fino a quando in Gran Bretagna è andato online il sito Anti-Porn Men Project, uno spazio creato e gestito da uomini, a metà fra community e terapia di gruppo. Gli autori sono due universitari, Jonathan Wragg e Matt McCormack Evans, che a poco più di vent’anni già si autodefiniscono «ex porno-dipendenti». «Uno dei motivi per cui l’Anti-Porn Men Project esiste – scrivono – è che siamo favorevoli al sesso. Il porno non è sesso, e può avere un ruolo molto dannoso per la vita sessuale della gente». Da qui la nascita di una piazza virtuale aperta ai pentiti dei suoi gusti ma anche dove si possono consultare dati sull’industria del sesso (un business stimato nel 2006 in 96 miliardi di dollari) o firmare petizioni per abolire la famigerata “pagina tre” del “The Sun”. A quando la versione italiana, ce ne sarebbe proprio bisogno! Continua a leggere

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Milano: presidio per l’acqua pubblica

All’improvviso durante la notte una voce metallica che proviene dall’altoparlante di un pulmino, diffonde la notizia di non utilizzare l’acqua dei rubinetti di casa per nessuna ragione. Vietato berla, usarla per cucinare e perfino lavarsi.
E’ successo in Campania dove la società GORI Spa, controllata da ACEA (per metà della francese SUEZ) gestisce il servizio idrico nei comuni di S.Giorgio, Portici, Ercolano e Torre Annunziata e fornisce ai cittadini un liquido non più adatto all’uso umano.

La società Gori Spa, come spesso accade alle aziende private , per aumentare i ricavi ha ridotto di 2/3 la spesa per la manutenzione alle reti idriche.
In Italia 128 Comuni, gestiti da società private e miste, hanno sforato i parametri che l’Europa ha stabilito per l’arsenico (10 mg/l), per i nitrati e per altre sostanze dannose alla salute umana. A Viterbo, come in altre province, si chiede una deroga per portare i limiti a 50 mg/l per non incorrere in sanzioni.

LA NOSTRA SALUTE NON ACCETTA DEROGHE E QUANDO SI PASSA IL LIMITE NON CI SONO SCAPPATOIE.

Le società idriche che ancora sono a capitale pubblico hanno fatto maggiori investimenti con il risultato di offrire un servizio migliore con minori perdite nelle reti.

Il movimento per l’acqua pubblica ha chiesto a livello nazionale e regionale una moratoria che sospenda l’attuazione del Decreto Ronchi e le leggi regionali che vogliono privatizzare il servizio idrico.
Il Decreto Ronchi prevede che entro la fine dell’anno le società pubbliche dovranno far entrare soci privati per almeno il 40% se non vorranno perdere le concessioni del servizio idrico.
Il movimento per l’acqua pubblica chiede alle istituzioni che i cittadini italiani possano esprimersi nel 2011 con i 3 referendum e fino ad allora, con una moratoria, non si attui nessuna legge .
In questi giorni si è svolto a Cancun il vertice internazionale sui cambiamenti climatici, senza aver adottato politiche decisive per rallentare il surriscaldamento globale che potrebbe arrivare a 4°C, cosa non sostenibile per la maggior parte delle forme di vita.
Questi temi dovrebbero essere al primo posto anche in Italia dove, invece, non c’è attenzione e si fa poco o nulla per diminuire le emissioni di Co2. Il dissesto idrogeologico, la cementificazione selvaggia e l’inquinamento di fiumi, mari e falde acquifere sono problemi di cui è urgente che la politica si occupi. In Italia si sta aggiungendo anche il problema del nucleare. Le centrali nucleari sono bisognose di molta acqua e in caso di siccità aumenterebbe il pericolo di incidenti.

Insomma sarebbe il caso che il Governo e il Parlamento ragionassero e operassero per un piano idrico a livello nazionale, per affrontare i problemi di dissesto idrogeologico che da sempre affliggono il nostro paese e per ammortizzare negli anni futuri gli effetti del surriscaldamento globale.
Il movimento per l’acqua pubblica in Italia sta sostenendo con grande forza e consenso il diritto all’acqua pubblica ma anche la difesa di un bene comune che consegneremo alle future generazioni.

VI ASPETTIAMO AL PRESIDIO DAVANTI AL PIRELLONE, dalle ore 10 alle ore 13, il 23 dicembre, giorno in cui il consiglio regionale potrebbe deliberare la privatizzazione dell’acqua

Comitato BENI COMUNI zona 8

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Torino: Aperitivo di varia donnità

Domenica 19 dicembre 2010
19:30 – 23:30

Circolo Maurice – via Stampatori 10
(per maggiori info 011 5211116)

il Circolo Maurice in collaborazione con il Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile presentano:

ore 19.30 aperitivo di varia donnità

a seguire Stefania Doglioli e Gabriella Rossi della redazione di XXD – rivista di varia donnità parlano della rivista, del progetto editoriale, dell’ultimo numero uscito e di come stanno declinando le varie… donnità.

introduce Donata Prosio

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IL GRANDE CALIBANO

libri perduti (e ritrovati)

Scarica qui Il grande Calibano in versione PDF

IL GRANDE CALIBANO
di SILVIA FEDERICI E LEOPOLDINA FORTUNATI
recensione di Daniela Danna

Il grande Calibano, apparso nel 1984 e il cui sottotitolo è Storia del corpo sociale ribelle nella prima fase del capitale, è una lettura obbligata per comprendere noi stess* nell’epoca capitalistica in cui viviamo. Mette in prospettiva il nostro modo di vivere profondamente individualistico, ossessionato dal lavoro e timoroso del piacere confrontandolo non con un ”altro mondo possibile” ancora tutto da inventare, ma con quello che era lo stile di vita delle epoche precapitalistiche, in particolare del tanto vituperato medioevo.
Il sessocidio della caccia alle streghe, la distruzione della conoscenza dei mezzi
anticoncezionali, la feroce persecuzione dell’aborto, l’alienazione ed estraneità nel rapporto tra individuo e proprio corpo sono alcuni dei peggioramenti della vita sociale e individuale nel passaggio dal “mondo del valore d’uso” a quello del valore di scambio. Come scrivono le autrici: “L’individuo medioevale, con le sue caratteristiche psicologiche e fisiche, – l’attaccamento/distacco per la vita, la sua conoscenza e accettazione della morte, una disponibilità al gioco che lo fa apparire ai nostri occhi infantile, delle barriere emotive meno spesse delle nostre, un atteggiamento più immediato e manifesto nei confronti della violenza, ecc. – muore nei tanti sudari del nuovo modo di produzione.
Muore nei laboratori della manifattura, per una giornata sempre più gonfia di pluslavoro all’ombra di un tempo ormai meccanizzato, all’interno di uno spazio sempre più violentemente predeterminato, dietro gli steccati delle enclosures, sotto la sferza delle crisi e del rialzo dei prezzi, col marchio del vagabondo, del criminale, del povero.
Muore anche tra le fiamme dei roghi, nella macchinizzazione del corpo, sotto il dominio della ragione, nella distruzione della magia, dentro le museruole e le cinture di castità, nello sviluppo della prostituzione, negli editti contro le amiche, nelle leggi contro le danze e le feste, nell’emergere della privacy, dietro la nascita dell’infanzia, di fronte al decollo dell’autorità paterna, nel labirinto del self-control” (pagg. 7-8).
La trasformazione dei corpi in macchine per la produzione è documentata con sezioni sui bambini, sulle buone maniere, sulla struttura delle abitazioni, sui mille modi in cui l’individuo è stato progressivamente isolato, nel tentativo di dare vita all’homo oeconomicus che agisce in modo puramente razionale (almeno così crede…).
Scopriamo che i legami sociali erano molto più forti, che il sesso non era tabuizzato, che le donne erano molto più rispettate, mentre la caccia alla streghe ha segnato il cambiamento di regime e l’affermarsi dell’accumulazione del capitale come scopo sociale a cui tutto subordinare allora in Europa come oggi in Africa, come scrive Federici nell’introduzione a Caliban and the witch e sull’International Journal of Women’s Studies dell’ottobre 2008 (http://www.bridgew.edu/soas/jiws/Oct08/Federici.pdf). Con il passaggio al capitalismo: “Tanto per l’uomo che per la donna il corpo è posto come non valore, come la macchina naturale per eccellenza. Nei confronti del corpo femminile inoltre vi è la determinazione da parte del capitale di farlo lavorare a pieno ritmo anche per quello che concerne la produzione della nuova forza-lavoro. Lo sviluppo della popolazione si fonda sul funzionamento dell’utero come macchina che si può mettere in moto anche ad insaputa e contro la volontà della donna” (pag. 8).
L’attenzione alla magia e al paranormale è l’unica sbavatura personalmente non condivisibile, che si riconnette ai percorsi di ricerca anche di altri storici-filosofi come Giorgio Galli e Luciano Parinetto.
Calibano è lo schiavo nero senza il quale la nave de La tempesta scespiriana non potrebbe veleggiare. Calibano, come simbolo del proletariato, ritorna nel titolo dell’ultimo libro di Silvia Federici, il già citato Caliban and the witch, uscito negli Stati Uniti e dedicato ancora alla ricerca storica su questo periodo di transizione, e che riprende il messaggio di questo capolavoro fuori commercio

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Finalmente on line il numero tre!

Scarica qui il terzo numero doppio di dicembre e gennaio

EDITORIALE di Ornella Guzzetti
ATTUALITÀ Nascere con la Kappa di Stefania Prandi
IMMIGRAZIONE Contro la sanatoria-truffa di Daniela Danna
PROSTITUZIONE Il soggetto del desiderio di Michele Poli
VIOLENZA SESSUALE 1 Che noia, senza donne di Alessia Muroni
VIOLENZA SESSUALE 2 Violenza nei CIE di Noinonsiamocomplici
VIOLENZA SESSUALE 3 Non sono una vittima di Anna Svensson

Rubriche (con new entries!)

DALLA CRUNA DELL’AGO di Michele Poli
POST PORNO di Stefania Doglioli
SE LE CONOSCI di aliCe
ISTANTANEE MUSICALI di Lucy Van Pelt
SESSO GLOBALE di Cristina Petrucci
NAVIGARE DA PIRATE di Laura Mango
IN MEDIA STAT VIRTUS di Madame Corbeau
EHI PROF ! di Tina Campanella
TRE CIVETTE di Alessia Muroni
UNA LIBBRA DI CARNE di Marta Meloni
CI GIRANO LE OVAIE di Francesca Palazzi Arduini
UNA DONNA AL MESE

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Torino: Galleria delle donne

CALENDARIO DELLE INIZIATIVE che si svolgeranno in GALLERIA nel mese di DICEMBRE 2010

Associazione Sofonisba Anguissola- Galleria delle Donne Via Fabro n. 5 10122

venerdì 10 dicembre alle ore 21,15 in punto! undicesimo incontro del ciclo Libere e libertine Marie Thérèse Giraud ci parla di LOUISE LABÈ L’hanno chiamata “la bella cordaia”, lei invece si qualificò “belle à soi”. Louise Labé, nella Lione del primo cinquecento, si era affermata come voce di primo piano nel mondo della cultura della città, come scrittrice riconosciuta e famosa, ma soprattutto come donna ben conscia del proprio valore. Il ciclo Libere e libertine, a cura di Mariangela Pastorello, intende restituire non storie di donne illustri, non biografie di sante o di regine, non storie di vittime passive o di eroine in lotta. L’intento è piuttosto di illuminare questa o quella figura del passato,reale o immaginaria, che può anche essere una figura collettiva, che ci rimanda a scelte di indipendenza e libertà femminili.

Mercoledì 15 dicembre alle ore 18,30 presentazione del libro IL SIGILLO DEL RE di Patrizia Boscaro a cura delle edizioni Neos. Saranno presenti l’editrice Silvia Ramasso e l’autrice. Seguirà un ottimo aperitivo.

venerdì 17 dicembre 2010 alle ore 21,15 in punto presentazione del libro PERCHE’ NON ABBIAMO AVUTO FIGLI Donne “speciali” si raccontano di Paola Leopardi e Ferdinanda Vigliani a cura di Ferdinanda Vigliani, con la partecipazione di alcune donne intervistate. Un libro che propone tante risposte alla domanda che molte donne si sono sentite rivolgere:”perché non siete madri?” Un tema sociale poco affrontato nel nostro paese, ma soprattutto una profonda analisi (e autoanalisi) delle motivazioni di una scelta che appare ancora oggi scandalosa. Ne parlano con le autrici, in franco e avvincente dialogo, alcune donne “speciali”, (Natalia Aspesi, Piera Degli Esposti, Lea Melandri, Luisa Passerini, Margherita Giacobino.) che hanno raccontato la loro esperienza con apertura di cuore e di mente. Emergono situazioni esistenziali quasi mai convenzionali, accumunate dalla ricerca della realizzazione di sé.

Venerdì 31 dicembre alle ore 21 CENA DI CAPODANNO Prenotate entro il 29 dicembre.

Associazione Sofonisba Anguissola- Galleria delle Donne Via Fabro n. 5 10122
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H.U.G.O. – Equilibrium (2009)

di Lucy Van Pelt

H.U.G.O. è l’acronimo di Homemeade Unlimited Groove Opportunities, ed è il nome di questo quartetto, che mescola voce, campionamenti, e parti suonate in un modo che richiama molto il titolo del loro ultimo lavoro: Equilibrium. Un album che, pur facendoci ritornare indietro di qualche anno, al glorioso periodo del trip-hop di Bristoliana memoria, riesce ad affascinare, grazie alla miscela di suoni e alla voce di Daniela Zebra, che riporta alla mente echi di Beth Gibbons dei Portishead, con intuizioni rock alla Shirley Manson dei Garbage, sperimentazioni alla Björk e atmosfere elettroniche ipnotiche e avvolgenti che si muovono a tratti nella direzione dei Faithless. Devo dire che, essendo un’amante del genere, mi risulta abbastanza difficile essere obiettiva, ma Equilibrium davvero non sembra un disco italiano, il piglio è piuttosto quello di un album che desidera farsi spazio nel mercato internazionale, unendo a una sezione ritmica estremamente fluida e complessa e melodie azzeccate ed ammicanti da dancefloor, dei testi tutt’altro che banali, e anzi, densi di citazioni filosofiche.
In un intervista parlando della title-track dell’album, Daniela dice infatti che “l’idea di equilibrio è che perché ci sia vita, l’equilibrio non può esserci. Noi possiamo sentirla pulsare, possiamo viverla, possiamo perderla, ma non possiamo sapere che cos’è. Non ancora. Forse mai. In ogni caso quello che possiamo fare è cercare di assaporare la vita, darle un senso. E ognuno cerca il proprio senso, anche se non lo sa, o si comporta da ignavo e sceglie di non scegliere. In genere è più facile seguire il senso comune, preconfezionato, si corrono meno pericoli, non si rischia di essere soli. Ma per trovare la propria identità, quella che ci permette di assaporare ogni istante, credo sia necessario percorrere strade sconosciute”. Il testo del brano si riferisce proprio al fatto che non sarà un conto in banca o lo status sociale e neppure un amore a renderci veramente felici, e che queste non sono che illusioni. La felicità è uno stato dell’essere libero da attaccamenti, è la pura gioia di esistere. Invece noi siamo impregnati di bisogni, di catene. Viene anche citato Herbert Marcuse, il quale denuncia il carattere fondamentalmente repressivo della moderna società industriale, che appiattisce l’uomo alla dimensione di consumatore, la cui unica libertà è la sola possibilità di acquisto.
Per liberarsi occorre immaginazione, forza, e molto coraggio, ma soprattutto occorre credere in se stessi e nella vita. Se abbiamo la capacità di aprirci alle molteplici dimensioni dell’esistenza e usciamo dal nostro piccolo mondo di bisogni, egoismi, avidità, entriamo nell’infinito che porta allo stretto legame tra tutti i fenomeni.
Mica male per un disco che a un primo ascolto sembra chiedere solo di essere ballato o tenuto in considerazione principalmente per le sue sonorità. Equilibrium è pubblicato da Fridge Records e distribuito da Goodfellas.
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Scarica e stampa i primi numeri

Elisatron legge, foto di Chiara Nicoli

nella categoria “Scarica la rivista” trovi il pdf da stampare per avere il desiderato “effetto giornale”: ogni mese 40 pagine di varia donnità da leggere comodamente sui mezzi di trasporto, sedute in poltrona, sdraiate a letto…

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Dibattiamo! Lo sguardo spermatico

vi sottoponiamo un annoso dilemma al quale ancora manca una risposta definitiva. Si tratta della fastidiosa quistione SS, ovvero dello Sguardo Spermatico.

Più o meno spesso a seconda delle latitudini, ma nelle diverse lande del nostro Belpaese alquanto di frequente, benché siamo convinte di vivere in un luogo civilizzato. Esso ci viene rivolto per i motivi più svariati: abbiamo la gonna dunque si vedono le nostre gambe, abbiamo le tette e chi ci incrocia per strada ne viene colpito non aspettandosele, guardiamo in faccia chi ci viene incontro invece di procedere a tentoni.

Qual è la tattica migliore per contrastarlo? Rispondere verbalmente? Far finta di nulla? Lanciare oggetti? Rispondere con sguardi ancora più lascivi e invadenti?

La scrittrice Elif Shafak nel suo bellissimo romanzo “La bastarda di Istanbul” fornisce tre regole per una reazione ottimale. Ve le sottoponiamo, sollecitando le vostre risposte e il racconto delle vostre personali regole, chiedendovi di circostanziarle per luogo e tempo, e raccontaci come siete arrivate alla vostra personale saggezza.

Regola d’Oro della Donna di Istanbul

Se infastidita per strada, non rispondere mai, perché la donna che risponde, o addirittura reagisce insultando il suo molestatore, non farà altro che infiammare l’entusiasmo del suddetto!

Regola d’Argento della Donna di Istanbul

Se infastidita per strada, non perdere mai la pazienza, perché la donna che perde la pazienza davanti a un molestatore e reagisce in maniera eccessiva, non farà altro che peggiorare la situazione!

Regola di Bronzo della Donna di Istanbul

Se infastidita per strada, meglio scordarsi dell’incidente non appena ripreso il cammino, poiché rimuginare tutto il giorno sull’accaduto non porterà nulla di buono!

Mandateci i vostri pareri per e-mail alla casella delle lettere

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OLTRE IL SENSO DI COLPA DEGLI UOMINI

(Dalla cruna dell’Ago rubrica di Michele Poli – xxd n° 1 e 2 ottobre e novembre 2010)

Come reagisce di solito un uomo che ha poco riflettuto sulla differenza di genere, quando gli viene chiesto di esprimere un parere sulle relazioni tra i generi? Che succede se le conseguenze logiche, che scaturiscono dalle riflessioni sulla figura e il ruolo dell’uomo patriarcale, finiscono per relativizzare e frantumare la propria immagine di uomo, senza attivare nessun tipo di critica costruttiva? Mi capita spesso di percepire nell’uomo un senso di colpa che, ora lo fa irrigidire, ora spaventare, ora reagire irritato, a volte diventare violento, comunque, al di là di ogni possibile reazione, quell’uomo evita di occuparsi della causa vera che ha generato il suo senso di colpa, permettendo che la sensazione di disagio e di inadeguatezza che ne derivano alberghino in lui in modo latente. Quando qualcosa permane a lungo alla nostra attenzione, il cervello smette di segnalarlo con forza, perché non riesce più a focalizzarlo: l’oggetto c’è, ma di esso non si ha consapevolezza. Così, un problema, seppur esistente, perde momentaneamente la sua consistenza e sembra non essere più percepibile, ma, se in qualche modo evocato, riemerge con violenza, annunciato dal senso di colpa. Sappiamo tutti che il senso di colpa si può facilmente rimuovere, attribuendone la causa a qualcuno, ad esempio, alla donna: “È colpa tua se io sto male!”. Inoltre, se il senso di colpa è strettamente collegato alla relazione che si sta vivendo, è ancora più facile proiettarlo sull’‘oggetto’ immediatamente più ‘vicino’. L’uomo si trova negata la sua autenticità, paradossalmente, da quella stessa immagine patriarcale che, nel tempo, gli ha procurato un vantaggio sulle donne, ma che oggi rivela il suo anacronismo, la sua mancanza di efficacia intellettuale, la sua povertà di motivazioni valide, positive. Dunque, per liberare il vissuto ‘viziato’, imbrigliato dalle fallacie di ciascun uomo, una soluzione da adottare potrebbe essere quella di comprendere la vera natura di una colpa, ossia capire se, agendo in un certo modo, si è operato un tradimento nei confronti dei propri valori e, quindi, il senso di colpa può risultare legittimo, o se la colpa è solo immaginata, quindi, generata da un sentire comune, tramandato in quanto costruito culturalmente, ma che non ha riferimenti concreti nel proprio presente. La proposta di un’analisi del proprio percorso mentale, di primo acchito, può spaventare, ma, è necessario che l’uomo ne comprenda l’utilità, ovvero, che, distingua le ‘vere’ colpe da quelle ‘false’, per recuperare la veridicità del proprio sentire, anche in relazione all’altro genere. Uno sguardo introspettivo di questo tipo richiede coraggio, perché fa contattare il proprio senso del limite, ma in cambio di una fragilità disvelata si può ottenere chiarezza, oltre alla possibilità di avere una visione più realistica del sé da cui partire per migliorarsi. Alcune colpe non sono riparabili, altre, cambiando comportamento, possono ridimensionarsi o sparire del tutto. Ecco un altro vantaggio: disancorare le proprie energie, immobilizzate dalla percezione ‘dell’irreparabile’, per convogliarle con forza e usarle per modificare tutto ciò che è ancora modificabile!

Se da un lato è possibile e anche facile accogliere la nuova esperienza di consapevolezza, dall’altra può risultare facile smarrirsi e ripiegare su facili soluzioni, quali: optare per la politica dell’agire ad ogni costo e al di sopra di chiunque (tipica modalità patriarcale di risolvere le cose), oppure, cadere in un senso di inutilità del proprio esistere che spinge
a chiudersi in atteggiamenti quasi ‘autistici’ (tipica modalità maschile che non dà spiegazioni, ma eventualmente, esige comprensione). Invece, come già detto, occorre aprirsi ad altro, vedere e sentire, per lasciare che fluidamente le sensazioni dall’esterno ci tocchino e ci gratifichino con i loro disparati significati e innumerevoli manifestazioni.
Bisogna abbandonare gli sguardi concupiscenti e duri ‘da maschio’, i sensi irrigiditi da modalità stereotipate, indici di volontà di potere e di appropriazione, per guardare con occhi più ingenui, a volte anche timorosi, ma comunque ben disposti, coloro che ci vivono accanto, che condividono la nostra esistenza. Se l’uomo percepisce l’incontro con l’altro come una sospensione momentanea, con stupore, appunto, gli atti si possono spogliare della loro storia ed illuminare di una strana luce che deriva dal loro essere assolutamente sconosciuti, perché non rimandano ad altro se non ad un presente senza riferimenti. Se si riesce a sopportare l’intensità che si libera, e occorre essere pronti a questo ‘troppo’, si svela la sottile ma potente ‘voce del mondo’, che trascende e riempie la routine quotidiana di un senso di pienezza, motivandola. Nel momento in cui guardiamo negli occhi con questa nuova consapevolezza la propria compagna o il proprio compagno di vita o una qualsiasi
persona, anche non conosciuta, ci possiamo scoprire smarriti o abbandonati, ma comunque
protagonisti di uno spettacolo straordinario in cui lo sguardo di ognuno è speculare per l’altro. Dando valore all’ascolto, all’attenzione, alla cura di sé come dell’altro, e, dunque, della donna, diversamente da ciò che la consolidata cultura maschilista continua a proporre, si rinasce e si indossa una veste di autenticità che non saprà più cosa significhi controllare, manipolare gli altri, ma comprenderà che ogni essere è per sé e per l’altro da sé e, viceversa, assecondando una reciproca e naturale complementarietà.

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