(Dalla cruna dell’ago rubrica di Michele Poli – xxd n° 8 del giugno 2011)
Un uomo sprezzante: questo è quello che mi sono improvvisamente ritrovato a essere. Non so quando ho iniziato, quali siano state le cause e non intendo occuparmene ora, però, di certo, stavo svalutando la mia compagna con un riflesso condizionato, un crampo improvviso del cuore, un continuo bisogno di opporle un no. Accorgermene ha significato soffrire, poiché da quel momento intuivo la bellezza di un incontro e, contemporaneamente, agivo il suo tradimento in diversi momenti della relazione. Così, timidamente, ho cominciato ad apprezzare esplicitamente ciò che mi piaceva di lei, contrastando il mio gretto egocentrismo.
Lentamente ho iniziato a notare che ogni riconoscimento mi appassionava sempre di più, che lo stimare mi corrispondeva più dello screditare, che la luce e la radiosità dell’apprezzamento illuminavano lei e me. Allora, usando sempre più il rispetto, ho compreso che se io svaluto la donna o l’uomo con cui convivo o con cui sono a stretto contatto, automaticamente svaluto me stesso, visto che, se mi circondo di persone con poco valore, vuol dire che la mia stessa esistenza e le mie scelte hanno poco valore. Se, di primo acchito, può darmi sollievo svilire l’altr*, perché mi sento e mi ergo al di sopra di lei/lui, a lungo andare sprofondo in una dimensione buia e il senso di nausea mi allontana da tutto.
Tutto viene contaminato dal mio sguardo svalutante. Una drammatica espressione di questo stato emotivo la vedo negli uomini che uccidono la propria compagna, tanto che il 30% circa poi si suicida o tenta di farlo, destinando anche a sé lo stesso sentimento annichilente. Non ci crederete, ma ho conosciuto uomini che, parlandomi di sé on tono costernato e quasi di scusa per essersi abbassati a tanto, hanno faticosamente ammesso di stare insieme a donne, che io, invece, giudicavo intelligenti e belle!
Sono sempre più convinto che svalutare le donne induca l’uomo a pagare un prezzo molto alto, poiché siamo nati da una donna: può il frutto valere più della pianta che lo genera? Non credo proprio. Quindi, continuare a disconoscere le nostre origini, anziché fondarci su esse, potrà solo farci brancolare senza essere in grado di trovare il nostro bene. Molti credono che l’avere più di una partner contemporaneamente possa compensare la mancanza di qualità con la presenza della quantità: ma una somma di svalutazioni non dà come risultato un valore positivo.
Più ci si lega a una donna affettivamente e più, con l’andar del tempo, si è quasi costretti a coglierne il valore; ma se si resiste in virtù delle modalità stereotipate e tramandate da una cultura maschilista, la relazione duratura perde di vitalità. Posso aggiungere che dall’incapacità prettamente maschile di riconoscere e, dunque, di condividere la concretezza e l’efficacia di molti atti delle donne derivi la facilità di denominarle angeli o demoni. Piuttosto, voglio riconoscere che i comportamenti giusti ed efficaci delle donne possano superare o supportare le mie capacità. Sono sereno e felice se la mia compagna sa centrare un bersaglio con grande precisione e anche meglio di me. Dietro una grande donna, c’è un grande uomo!