L’UOMO CHE DISPREZZA LE DONNE

(Dalla cruna dell’ago rubrica di Michele Poli – xxd n° 8 del giugno 2011)

Un uomo sprezzante: questo è quello che mi sono improvvisamente ritrovato a essere. Non so quando ho iniziato, quali siano state le cause e non intendo occuparmene ora, però, di certo, stavo svalutando la mia compagna con un riflesso condizionato, un crampo improvviso del cuore, un continuo bisogno di opporle un no. Accorgermene ha significato soffrire, poiché da quel momento intuivo la bellezza di un incontro e, contemporaneamente, agivo il suo tradimento in diversi momenti della relazione. Così, timidamente, ho cominciato ad apprezzare esplicitamente ciò che mi piaceva di lei, contrastando il mio gretto egocentrismo.

Lentamente ho iniziato a notare che ogni riconoscimento mi appassionava sempre di più, che lo stimare mi corrispondeva più dello screditare, che la luce e la radiosità dell’apprezzamento illuminavano lei e me. Allora, usando sempre più il rispetto, ho compreso che se io svaluto la donna o l’uomo con cui convivo o con cui sono a stretto contatto, automaticamente svaluto me stesso, visto che, se mi circondo di persone con poco valore, vuol dire che la mia stessa esistenza e le mie scelte hanno poco valore. Se, di primo acchito, può darmi sollievo svilire l’altr*, perché mi sento e mi ergo al di sopra di lei/lui, a lungo andare sprofondo in una dimensione buia e il senso di nausea mi allontana da tutto.

Tutto viene contaminato dal mio sguardo svalutante. Una drammatica espressione di questo stato emotivo la vedo negli uomini che uccidono la propria compagna, tanto che il 30% circa poi si suicida o tenta di farlo, destinando anche a sé lo stesso sentimento annichilente. Non ci crederete, ma ho conosciuto uomini che, parlandomi di sé on tono costernato e quasi di scusa per essersi abbassati a tanto, hanno faticosamente ammesso di stare insieme a donne, che io, invece, giudicavo intelligenti e belle!

Sono sempre più convinto che svalutare le donne induca l’uomo a pagare un prezzo molto alto, poiché siamo nati da una donna: può il frutto valere più della pianta che lo genera? Non credo proprio. Quindi, continuare a disconoscere le nostre origini, anziché fondarci su esse, potrà solo farci brancolare senza essere in grado di trovare il nostro bene. Molti credono che l’avere più di una partner contemporaneamente possa compensare la mancanza di qualità con la presenza della quantità: ma una somma di svalutazioni non dà come risultato un valore positivo.

Più ci si lega a una donna affettivamente e più, con l’andar del tempo, si è quasi costretti a coglierne il valore; ma se si resiste in virtù delle modalità stereotipate e tramandate da una cultura maschilista, la relazione duratura perde di vitalità. Posso aggiungere che dall’incapacità prettamente maschile di riconoscere e, dunque, di condividere la concretezza e l’efficacia di molti atti delle donne derivi la facilità di denominarle angeli o demoni. Piuttosto, voglio riconoscere che i comportamenti giusti ed efficaci delle donne possano superare o supportare le mie capacità. Sono sereno e felice se la mia compagna sa centrare un bersaglio con grande precisione e anche meglio di me. Dietro una grande donna, c’è un grande uomo!

 

Pubblicato in dalla cruna dell'ago | Contrassegnato , , , , , | Lascia un commento

2011: IL PICCOLO FRATELLO

(Dalla cruna dell’ago rubrica di Michele Poli – xxd n° 7 del maggio 2011)

Normalmente per pensare e vivere la mia identità, utilizzo le scatole dei generi sessuali, a volte carine e seducenti e a volte costrittive. Alcune di esse sono fortemente esaltate dai media e dal potere, altre osteggiate, ma in ogni caso io mi individuo, o sono individuato, come un piccolo e limitato corpo bisognoso di protesi estetiche o chimiche e di atteggiamenti adeguati per corrispondere ai modi sia convenzionali sia alternativi di stare al mondo. Anche la scienza, per certi versi, sembra che assecondi questa pochezza, quando mi descrive come combinazione di neuroni o di geni, come se io fossi solo meccanica aggregazione di materia. Nel nostro tempo domina questa visione sminuente e desacralizzante che consente di inquadrare e sfruttare le persone. Con grande sforzo, posso
passare da una scatola all’altra, o inventarmene una nuova. Anche il movimento Queer, pur
disconoscendo le scatole, e dando una ventata di libertà, mi consegna ad una visione ugualmente impoverita, se non evidenzia l’inconcepibile che, proprio per la sua natura, sfugge a ogni tentativo di omologazione.

In realtà, se parto dal mio sentire, mi percepisco attraversato da una tensione inesausta alla relazione, che mi rende tragicamente e magicamente partecipe delle vite degli altri, con ben poca possibilità di controllo. Questa mia dimensione incontenibile si manifesta nel desiderio: spinto a inseguire qualcosa o qualcuno non giungo mai a una piena e definitiva soddisfazione, ma anche quando la ottengo, il desiderio svanisce e lascia posto a un altro senso di vuoto da colmare con altri desideri. E, allora, il desiderio mi de-finisce o mi proietta all’infinito? Ugualmente,  l’immensità di un mio dolore potrà mai essere da me totalmente compresa ed accettata, ricorrendo ad un pensiero solamente razionale?

Anche da uomo plasmato da un potere che lo controlla e che lo ha indotto a pensare che la propria individualità sia forte proprio perché è controllata, posso comunque vedermi sotto l’egida dello smisurato,  e dell’incommensurabile: badate bene che la smania di grandezza ha bisogno di afferrare, mentre, se accolgo l’immensità mi apro a ciò che è inesauribile, al mai pienamente comprensibile, al punto che non posso asserire una parola conclusiva sul mondo e su di me. Quando mi dispongo a seguire tutti i così di un rapporto, in contatto col di-spiegarsi degli  eventi, mi proietto oltre me stesso, costretto dalla realtà che si ri-vela a ripensarmi all’infinito.

La parola rapporto, per definizione, rimanda ad una relazione di grandezza tra due quantità, ma noi non siamo commisurabili: “non c’è niente di misurabile in un cuore” dice un antico saggio cinese. Questo e-norme (nel senso di “fuori” dalle norme) non è contenibile da vincoli e regole, non siamo uomo e donna due parti della mela, siamo infiniti. Te lo conferma, cara lettrice/lettore, il tuo sentirti in questo istante irrisolt*, che ti sta spingendo a cercare una soluzione, leggendo. Io penso che se non ci è data la possibilità di sperimentare in prima persona questa non finitezza, ci guarderemo l’un l’altra essere  sottoposti a valutazione e misurazione e, quindi, saremo lecitamente venduti e comprati nel piccolo e grottesco acquario del Grande Fratello, ovvero nel nostro spaesato mondo occidentale.

 

Pubblicato in dalla cruna dell'ago | Contrassegnato , , , , | Lascia un commento

LA FINE DEL SILENZIO DEGLI UOMINI

(Dalla cruna dell’ago rubrica di Michele Poli – xxd n° 6 – aprile 2011)

La vita di un uomo è spesso costellata di contraddizioni laceranti e, poiché la società
o sorvola su di esse o le esalta, l’uomo finisce per pensare che il contraddirsi sia la normalità. Meno frequente, ma più appagante, è la sensazione che muove dalla necessità di risolverle. Invece, preferiamo pensare di essere persone giuste ed equilibrate, pronti anche a sostenere ideali che non sappiamo mettere in pratica… desideriamo una società democratica, sosteniamo che le donne devono avere pari diritti, ma, intimamente, desideriamo svilirle lasciando spazio a desideri sessuali o a pensieri ed azioni che le mortificano. Se prendessimo atto di simili intenzioni o comportamenti, dovremmo giudicarci malissimo… invece, minimizzando e nascondendo la verità, riusciamo a conservare una buona opinione di noi stessi. Così, se comprendo di non sapere amare è perché “lei non mi capisce”; se colgo in me una sessualità confusa e violenta è perché “l’uomo è così per natura”… e così via!

Sentirsi sottodimensionato rispetto al target dell’uomo vincente, diffuso nell’opinione pubblica grazie anche alla pubblicità, alimenta
una vergogna segreta e indicibile. Tutto questo costringe a convivere con l’ansia prodotta dal senso di incompletezza e di disgregazione, riduce a sfinirsi di masturbazioni per mettere a tacere la paura. I segnali del corpo che porterebbero consapevolezza sono incanalati
nello sport, quelli mentali nei giochi d’azzardo e, così, si vive nella dimensione immatura del gioco per tutta la vita. Le disperate richieste di contatto quando provengono dai figli vengono definite “patologiche”, quando arrivano dalla compagna sono “isteriche”: vince
sempre la figura dell’eroe solitario e incompreso al festival dell’indifferenza e della  trascuratezza dei sentimenti! In tal modo, si conduce un’esistenza sempre tesa a nascondere una parte costitutiva di sé: posso essere integerrimo lavoratore, pur essendo violento in casa, sono un buon padre di famiglia, pur pagando prostitute e mi ergo a moralista convinto seppur corrotto politico. In un contesto del genere, va da sé fare scelte politiche in favore di una parte, fregandosene degli esclusi. Ciò che rende tutto ancora più mendace è l’impossibilità di darsi a qualcuno per ciò che si è in toto, non è possibile incontrare l’altro in piena onestà. La paura di essere smascherati e contraddetti ci travolge.

Però, capita che un evento drammatico nella vita ci costringa a divenire consapevoli delle fratture che originiamo in noi e negli altri e ci induca a liberarci dalle bugie costrittive raccontate a noi stessi; se la strategia del divide et impera non ha irrimediabilmente
e indelebilmente plasmato il nostro essere, si può iniziare, almeno, a piangere la propria
condizione. Scoprendosi più aperti nei confronti del mondo, sospesi tra ciò che è  inconciliabile, è possibile intravedere quel filo di sottile coerenza che intesse la propria
interiorità. Sutura dopo sutura, con rinnovata dignità, si allarga lo spazio di pace interiore che può consentire di incontrare donne e uomini senza pretendere. Sono passi dolorosi su ferite aperte, ma verso la luce del giorno, oltre la lunga notte dell’ipocrita silenzio maschile.

 

Pubblicato in dalla cruna dell'ago | Contrassegnato , , , , , | Lascia un commento

CON UN CORPO OTTUSO

(Dalla cruna dell’ago rubrica di Michele Poli – xxd n° 5 – marzo 2011)

Nella mia adolescenza mi sono sentito spesso in pericolo di fronte al comportamento minaccioso di altri maschi, ho ben presto avvertito che i rapporti tra uomini si sarebbero basati sulla forza e che, con molta probabilità, ne sarei uscito umiliato. Ho scoperto a mie spese che se mi fossi mostrato debole, ad esempio scoppiando a piangere per una violenza ricevuta, il gruppo dei maschi si sarebbe accanito su di me perseguitandomi. Perciò, ho iniziato ad allenare il corpo, ad abituarlo al conflitto attraverso il kung fu, la corsa, i pesi e
vari altri sport, per uscire dal senso di impotenza. Questa scelta assecondava anche un’altra idea che circolava tra noi ragazzi, ossia, che un fisico muscoloso potesse attrarre di più le donne, ma io, pur non riuscendo nell’intento, traevo lo stesso beneficio dall’attività sportiva, perché mi consentiva di attenuare la sofferenza del desiderio inappagato e la morsa delle
mie ansie.

Nessuno mi aveva mai detto che un muscolo, contratto e iperstimolato per lungo tempo, disimpara la possibilità opposta, ovvero, quella di allungarsi e rilassarsi. Dopo anni
di sport e posture innaturali atte a dissimulare l’insicurezza, intorno ai trent’anni sono  pparsi degli effetti indesiderati. Oggi ho compreso che il tono muscolare di uno sportivo
ricorda, per analogia, il momento in cui una persona subisce uno spavento e ritrae, per protezione, la testa tra le spalle. Paura e insicurezza contraggono e chiudono. Proprio la contrazione e l’iperattività fisica mi hanno indotto a non potermi più liberare dallo stato di precarietà, di allerta e di insicurezza, anche in assenza di pericoli. Paradossalmente, ho agito per sentirmi sicuro, ma ho ottenuto l’effetto contrario. Ciò ha comportato tanta stanchezza mentale e l’incapacità a saper godere di un pieno riposo. Si sono succeduti anni nei quali ho vissuto privo di flessibilità dinanzi ai problemi e nelle relazioni.

I miei muscoli strozzavano e desensibilizzavano il mio corpo in più parti. Il collo, sempre serrato, sconnetteva la mente dalle sensazioni del resto del corpo, al punto che avevo difficoltà ad esprimermi, perché le parole morivano soffocate nella gola. Le gambe irrigidite mi facevano sentire instabile. Gli addominali forti impedivano la sensibilità nell’addome che, poiché priva di protezioni ossee, è proprio la zona che permette di avvertire le sensazioni di fragilità, quelle più viscerali. Percorrevo il mondo come un carro armato, grazie ad una gabbia toracica bloccata e ad un respiro troppo corto e ansioso per poter riconoscere le sensazioni e le emozioni. Il cuore soffocato non poteva più parlare al mio intelletto. Il giorno in cui, incontrando gli occhi di un amico, sono scoppiato a piangere, ho capito che avevo raggiunto il mio limite.

Era degradata la mia capacità di contatto: solo una mano rilassata sente una piuma cadere sul palmo, mentre su un pugno la piuma scivola via, impercettibile. Con il volto bloccato in una smorfia e con le labbra serrate, i miei baci erano apostrofi rosa tra le parole “ti sono  lontano”.

 

Pubblicato in dalla cruna dell'ago | Contrassegnato , , , , | Lascia un commento

POTERE E GENERAZIONE

(Dalla cruna dell’ago rubrica di Michele Poli – Xxd n° 4)

Oggi, ma forse da sempre, noi uomini siamo in prima fila, quando c’è possibilità di avere potere emotivo, tecnico, politico, economico, giuridico sugli altri. Eppure, prima o poi, tutti avvertiamo angoscia se il miraggio del potere svanisce: quando, ad esempio, non ci viene dato un riconoscimento che pensavamo meritare o un nostro progetto si arena o, ancora, quando riteniamo che qualcuno non riconosca ciò che pensiamo di essere diventati. In quel momento le viscere ci segnalano che il confidare nel potere è stato vano. Questo perché in realtà il potere codifica, esalta e avvalora il nulla, quel nulla che potrebbe essere smascherabile, ponendo domande intelligenti, proprio quelle che le nostre scuole non incentivano, poiché richiedono solo di memorizzare risposte preconfezionate.

Molti maschi colmano il senso di vuoto interiore che la ricerca di potere porta con sé, rifugiandosi e affidandosi a un immaginario erotico che, come si esplicita nella pornografia, è di nuovo sogno di potere e supremazia sull’altr*. Il potere, infatti, è anche esaltazione del proprio arbitrio. Il libertino di De Sade e De Sade stesso si credono liberi solo se privi di regole. De Sade muore incarcerato, eppure questo non ci parla. La libertà pensata come assenza di regole e limiti è quella degli stupidi, anche il potente, che si pensa libero, in realtà deve obbedienza a un sistema, spesso “mafioso”, che lo ha voluto in quel ruolo. Se cercare potere non porta i risultati sperati, contrapporsi ad esso, tutti lo sanno, può costare ancora più caro.

O accettiamo la nostra vita come una condanna all’insoddisfazione o iniziamo a guardare là dove questo bisogno di potere può placarsi. Una strada percorribile è rendersi conto che tutto avviene nel singolo e dare valore a questo evento. Voglio riferirmi all’atto del generare pensiero, azione, sentimento e tutto quanto fa di me un individuo: accorgersi che si tratta di modalità di potere non sottoposte a decadimento, che albergano in ciascuno, ma che non vengono mai contemplate. La nostra cultura maschilista ha svalutato e ignorato l’atto del generare, probabilmente perché la sua forma più evidente si manifesta nella donna sotto forma di procreazione di esseri umani. Tanto che non siamo in grado di pensare l’apparire di ciò che siamo come qualcosa di concreto. Eppure avviene e ne siamo gli artefici e i beneficiari al contempo. Percepire me stesso come continua generazione in atto, è l’intrinseco potere della natura umana, che pacifica intimamente. Potere è in genere inteso come appropriarsi di qualcosa, ma slanciarmi oltre i miei limiti, alla ricerca di un’appropriazione che mi confermi potente, testimonia che mi penso intimamente privo
di quel potere ricercato e che, invece, è da sempre alla base di ogni mio slancio. Gli atti
vitali, mentre li genero, mostrano i loro limiti, inevitabili poiché sono essi stessi che mi
definiscono, ma, quel limite se colto nella sua capacità di rivelarmi, diventa la mia “corona regale”.

Pubblicato in dalla cruna dell'ago | Contrassegnato , , , , , | Lascia un commento

L’INCUBO

(Dalla cruna dell’ago rubrica di Michele Poli – xxd n° 3 del dicembre 2010-gennaio 2011)

Questa notte ho avuto un incubo. Ho sognato di vivere, io maschio, in una società che educa tutti gli uomini alla violenza verso le donne. Pensate, per riuscirci, crescono gli uomini in modo rigidamente separato dalle donne. Vengono dati loro giocattoli e giochi violenti. I giovani sono rimproverati se mostrano emozioni e fragilità, ma elogiati quando sono bruschi nei modi. Ogni segno di femminilità è guardato con preoccupazione. Quando comportamenti diversi dalla norma sociale sfuggono al controllo della famiglia, squadre di bulli possono far passare ogni desiderio di presentarsi in pubblico in maniera ambigua e fuori schema. Per  tutta la vita sono abituati alla violenza: nei videogiochi, nei fumetti, poi nei film, nei telegiornali. Appena adulti vengono mandati al servizio militare o incoraggiati ad intraprendere carriere simili di stampo paramilitare, dove vengono plasmati e resi oggetti
nelle mani di sadici personaggi. Ferree, nonché discutibili, gerarchie imposte sul lavoro
li caricano di aggressività che, per obbedienza, resta inespressa. Chi riveste ruoli dirigenziali è spesso il più vigliacco e succube, così da riprodurre acriticamente la violenza. Sindacati, partiti, organizzazioni scientifiche, amministrazioni sono tutte strettoie dove chi si adatta ha la meglio! In quel sogno mi accorgo che le passioni dei giovani vengono indirizzate alla competizione talmente spinta, che per vincere si deve imbrogliare. Ogni lavoro intrapreso non è possibile svolgerlo in tranquillità, perché sono infiniti i meccanismi che lo regolano: leggi e disposizioni impossibili da rispettare fino in fondo, sistemi economici traballanti, monete e tassi fluttuanti, licenziamenti: insomma, mai nulla è certo, così il nervosismo sale… sale e con esso la violenza. A qualsiasi grado della scala sociale puoi sfogare
la rabbia, l’impotenza o l’incapacità di gestire la tua vita, sulle donne che vivono con te o su quelle che incontri in strada o sul lavoro. I più creativi lo fanno attraverso mezzi di informazione, pubblicità e letteratura. Persino l’utero della donna diventa
un luogo su cui gli uomini possono prendere decisioni. Scienziati e psicologi attribuiscono
all’uomo una spinta sessuale irrefrenabile, che come una bomba è sempre pronta ad
esplodere, perciò deve essere sempre assecondata.

L’uomo del sogno per potersi riconoscere “normale” resta agganciato ad una forza che non può fornire alcuna risposta identitaria ma, anzi, lo sovrasta deresponsabilizzandolo. Prodotti che alimentano, al contempo, questa idea sono la pornografia, la prostituzione e il linguaggio sprezzante verso la donna. Ora sono sveglio ma sento la gola stretta, il fiato corto, ed è mattino… con un gesto energico mi sollevo dal letto. “Per fortuna nella società italiana solo dei pazzi o dei mostri agiscono violenza… perché è una società sana, civile e rispettosa delle donne!”.

Pubblicato in dalla cruna dell'ago | Contrassegnato , , , , , | Lascia un commento

SCUOLA ESTIVA DI POLITICHE DI GENERE 2012 – be free coop. sociale contro tratta violenze discriminazioni

3-7 settembre 2012 presso Centro Studi Ecumene – Velletri
LAVORO VIOLENZE GENERI GENERAZIONI
Femminilizzazione dello spazio pubblico, crisi, diritti, nuove identità, produzione-riproduzione,lavoro di cura, lavoro sessuale, lavoro delle operatrici antiviolenza, nuovo welfare e autodetrminazione
-ISCRIZIONI- Si devono fare attraverso il sito della provincia di Roma (che attiverà a breve il link ) ed inviare i 3 moduli (scaricabili da qui http://lnx.befreecooperativa.org/2012/07/scuola-estiva-di-politiche-di-genere-2012/ ) a Agorà_Scuola del Sociale Via Cassia, 472 – Roma
Tel. 06 3314643 Fax 06 33660196 – e-mail: scuoladelsociale@provincia.roma.it
Costo: Quest’anno, grazie al patrocinio della Scuola del Sociale della Provincia di Roma, la quota d’iscrizione sarà molto inferiore rispetto all’anno scorso, e servirà a coprire esclusivamente le spese per vitto e alloggio.
Per informazioni scrivere a befree.segreteria@gmail.com

Programma quasi definitivo
LUNEDI 3 settembre 9.30 – 13.30
Saluti: Francesca Brezzi e Giulio Marcon
Introduzione
Angela Ammirati – BeFree
“L’Identità di genere tra vecchie e nuove forme di lavoro”
– Lea Meandri (scrittrice,saggista)
– Cristina Morini (saggista-giornalista)
Dibattito

15,00 – 19,30 “Lavoro, non-lavoro, donne nella crisi”
– Biagio Quattrocchi (economista)
– Claudia Pratelli (CGIL)
– Lavoratrici Omsa
– Paola Masi (Costituente Casa Internazionale delle donne)
– Milvia Spadi (Radio 2)

SERA Spettacolo – Nicoletta Salvi Menestrella femminista

MARTEDI 4 settembre 9.30 – 13.30 “Lavoro, discriminazioni e nuove soggettività”
– Regina Satariano (Consultorio Trans/genere)
– Renato Busarello (Laboratorio Smaschieramenti)
– Federica Festagallo (Befree)
– Pilar Saravia (Immigrazione UIL – Roma)
– Roberta Pompili (antropologa – Univ Perugia)
Dibattito

15,00 – 19,30 “Lavoro sessuale, scelte, diritti, autodeterminazione”
– Pia Covre (Comitato Diritti Civili delle Prostitute)
– Oria Gargano (Be Free)
– Rho

SERA Massaggi collettivi a cura di Marzia Marziana

MERCOLEDI 5 settembre 9.30 – 13.30 Laboratori a scelta
NUOVI STRUMENTI PER IL LAVORO SOCIALE Loretta Sebastianelli
Laboratorio di scrittura creativa: “Amo la luna che proietta la mia ombra in avanti” Elena Fazio / Angela Sajeva
Laboratorio di “Narr-Azione”

15,00 –19,30 “Tempi di vita e tempo di lavori”- (Produzione-riproduzione, Lavoro di cura)
– Alisa Del Re (politologa Università degli Studi di Padova)
-Eleonora Cirant (giornalista, scrittrice)
-Federica Giardini(filosofa, Università degli Studi di Roma Tre)

SERA Presentazione libro “Contributo alle teorie della Performance. Esercizio in ottica di genere”
Anna Maria Civico

GIOVEDI 6 settembre 9.30 – 13.30 “Ruolo professionale dell’operatrice antiviolenza”
– Ass.re Smeriglio
– Ass.re Cecchini
-REGIONE LAZIO FORMAZIONE
-Comune di Roma Mennuni e Piomboni
-BeFree
-Differenza Donna
-Le Erinni
-LilithCasa
-Int. Donne

15,00-19,30 Laboratori a scelta
NUOVI STRUMENTI PER IL LAVORO SOCIALE
Elena Fazio / Angela Sajeva
Loretta Sebastianelli
Laboratorio teatrale a cura di Chiara Casarico
SERA Spettacolo teatrale di Chiara Casarico e Tiziana Scrocca
Compagnia “Il naufragar m’è dolce”

VENERDI 7 settembre 9.30 – 13.30 Dibattito-tavola rotonda Welfare, diritti, autoderminazione
– Teresa di Martino (Diversamente occupate)
– Flavia Poli (Network Precario)
– Eleonora Forenza (Forum delle donne)
– Maria Pia Pizzolante (Tilt)
– Cinzia Paolillo (daSud)

15,00-19:00 Laboratori a scelta NUOVI STRUMENTI PER IL LAVORO SOCIALE
Elena Fazio / Angela Sajeva
Loretta Sebastianelli

CONSEGNA ATTESTATI
PARTENZA PRIMA DI CENA

Pubblicato in iniziative | Lascia un commento

Il Secondo Feminist Blog Camp sta arrivando

Questa edizione ci accoglierà Livorno, presso l’ Ex-Caserma Del Fante, il 28/29/30 settembre 2012.

Sbarcheremo in un porto franco come pirati e corsare per una tre giorni di condivisione, seminari, workshop, proiezioni, dibattiti, musica, arte, spettacoli, reading, cultura, hacking, confronti sul desiderio e la sessualità, precarietà, migranti e molto altro. L’iniziativa è totalmente autofinanziata e sarà realizzata dalle e dai partecipanti all’insegna dell’autogestione.

Il Feminist Blog Camp è un evento che nasce dall’idea di blogger femministe e blogger disertori del patriarcato che costituiscono già una rete di attivismo antisessista nel web. Dalla assemblea plenaria che ha concluso la prima edizione è emerso il desiderio di rendere il FBC un incontro periodico, con l’apertura a nuove tematiche e nuove soggettività ma mantenendo le modalità di partecipazione e gli strumenti organizzativi che ci siamo dat*.

Come è stato per il primo Feminist Blog Camp, che si è svolto a Torino presso il Centro sociale Askatasuna, anche questo appuntamento avrà luogo in uno spazio dove l’antifascismo significa partecipazione attiva nella creazione di lotte, desideri e relazioni antiautoritarie. E’ aperto a tutti e tutte, anche a chi non ha un blog.

Il Feminist Blog Camp è immaginato, costruito, programmato in un confronto aperto e partecipativo attraverso l’uso di una mailing list di coordinamento delle e dei blogger.

Se volete collaborare all’organizzazione potete iscrivervi alla mailing list di coordinamento.
http://feministblogcamp.noblogs.org/

Pubblicato in iniziative | Lascia un commento

Racconti erotici per ragazze sole o male accompagnate


Lunedì 17/06/2012, ore 18.00, Centro studi Pensiero femminile e dintorni, Giardini Reali angolo via Rossini, Torino

Slavina arriva a Torino, l’ultima tappa del suo tour, ad accoglierla e a raccontare con lei il suo libro le amiche e il centro studi.
Presentazione del libro con l’autrice, reading, musica, aperitivo

Pubblicato in iniziative | Lascia un commento

STORIA DELLE DONNE, STORIA DI DONNE

SEMINARIO 31 AGOSTO/2 SETTEMBRE 2012

‎”La storia delle donne è dentro ciascuna di noi. Siamo tutte testimoni del passato. Siamo tutte potenziali avvocate del futuro. Non aspettate. Non pensate solo a voi stesse e alla vostra vita: pensate a tutte le vite dentro di voi, di coloro che sono morte e di colore che nasceranno. E la prossima volta che qualcuno vi chiede: cos’è la storia delle donne? Rispondete: io sono la storia delle donne. E credetelo”.
(Mary Ann Maggiore)

Dal 31 agosto al 2 settembre ad Altradimora seminario residenziale

STORIA DELLE DONNE, STORIA DI DONNE

IL FEMMINISMO, TRA PRIVATO E PUBBLICO, NELLE NOSTRE VITE
http://www.radiodelledonne.org/altradimora/

PER PRENOTARE MANDARE MAIL A monica.lanfranco@gmail.com entro il 20 agosto

Pubblicato in iniziative | Lascia un commento