di Alessia Muroni. (xxd 1, ottobre 2010)
DA UNA PARTE LA PUBBLICITÀ USA IL CORPO FEMMINILE, DALL’ALTRA ALIMENTA UNA SERIE DI OCCULTI PREGIUDIZI SULLA CORRUZIONE E LA SPORCIZIA DELLE PARTI INTIME. MA LE DONNE SONO SANE E LE MESTRUAZIONI NATURALI
Una volta eravamo diverse. Migliori. Per superare le nostre più intime problematiche femminili, bastava infilarci tra le gambe un’assorbente, e poi ci era permesso tutto. Andare in moto. Saltare con il paracadute da un aereo. Fare ginnastica intorno a un palanchino da restauratore. Anche ostinarci a metterci quei cazzo di pantaloni bianchi aderenti. O minigonne bianche. La televisione ci forniva, attraverso pubblicità al limite – in ogni senso – esempi in fondo positivi. Hai le mestruazioni, ma puoi condurre una “vita normale” – per inciso, come si dice ai portatori di handicap, ah no, ai diversamente abili, tanto per lavarsene le mani. Un giorno scoprimmo, però, che alcune di noi puntavano appositamente la sveglia, la notte, per cambiarsi l’assorbente. Personalmente, ne rimasi turbata. Non avrei mai sospettato tale pratica demenziale. Per fortuna, per arginare sanguinolente alluvioni notturne, cascate ematiche senza freni e dissanguamenti ultralunari, ci veniva fornito l’apposito assorbente XXL. Qui devo aprire una parentesi. Produttori di assorbenti, pensate che le nostre vulve misurino ettari? Recuperate la vostra antica vocazione, smettete di produrre materassini e tornate a dimensioni normali. Non siamo noi la categoria antropologica fissata con le misure. Chiusa parentesi. Intorno alla metà degli anni Ottanta, poi, scoprimmo che non solo la donna ha le mestruazioni, il che già di per sé sembra proprio imperdonabile tant’è che non si riesce neanche a pronunciarne il nome, ma che in generale ha nel corpo una fessura aperta che potenzialmente potrebbe rilasciare indefinibili perdite. Maleodoranti. Per nostra fortuna la pubblicità aveva cominciato a proporci il salvaslip. Anche le mutande devono essere protette dalla malefica influenza delle donne. Ottenemmo quindi un vero e proprio lasciapassare per entrare nella vita di tutti i giorni, noi portatrici di sessi scolanti. Mi ricordo in particolare che in quell’arcaica meraviglia che era La TV delle ragazze – molte epoche fa – Cinzia Leone, mi pare, o forse era Maria Amelia Monti o Angela Finocchiaro – faceva strage della propria famiglia, poi scendeva in strada, sparava sulla folla e sventolava davanti ai poliziotti accorsi a fermarla il suo regolamentare salvaslip. I due agenti, sollevati, la lasciavano andare. Ai nostri giorni, il salvaslip si è aggiornato. Lasciate le sue vesti di anonimo rettangolo, è diventato espanso-sagomatomodellato- formato-tangapassepartout- decorato-epersino- trapunto. In televisione ci lasciano capire che sedendoci, potremo ritrovare tutta la fresca sensazione del poggiare la vulva: a. su una nuvola b. su un gigantesco petalo c. in una poltrona. Cavolo, certe donne sono proprio sensibili. In ogni caso estratti di aloe, di mille fiori, di menta, di corna d’alce ed altre puttanate continueranno per nostra fortuna a frenare i disgustosi effluvi che da ogni femmina umana naturalmente promanano. Alla fine degli anni Ottanta, poi, lavande e saponi intimi uscirono dalla farmacia e infilarono la porta del supermercato. Ai nostri giorni c’è in televisione una tipa con l’aria incredibilmente angelica che ti sorride con sguardo tra il deliziosamente innocente e il vagamente lascivo, e tu puoi leggerle negli occhi cos’ha nelle braghe. Fantastico. Ma qui siamo ancora nella gestione della norma, no? Ok, andiamo avanti. “Nonna, giochi con me?” “Elena, lo so che sei la vedova del mio migliore amico, ma sei una roba pazzesca, insomma, vuoi ballare?” “Signora Carla, benvenuta, la lezione di aerobica comincia tra poco, vuole forse cominciare a fare riscaldamento con la cyclette?” A queste domande nonna, Elena e Carla rispondono pronte: “Sì, perché ho messo l’assorbente che limita le mie inconfessabili perdite urinarie”. Altra scena. Si apre la porta dell’ascensore. Due donne, eleganti, curate, non troppo giovani né troppo agée, si congratulano reciprocamente per avere il coraggio di usare l’ascensore. Infatti, il mercato ha finalmente prodotto per loro l’assorbente che non solo limita le inconfessabili perdite urinarie che tutte le donne hanno, ma pone finalmente una seria barriera a quella puzza stantia di piscio che normalmente le alona come il nimbo alona i santi del paradiso. Sono volgare? No, lo è il sottinteso di questa pubblicità. Al piano successivo, entra un giovane maschio elegante e curato. Le due arpie si fanno l’occhiolino, perché non appena l’ascensore si chiuderà, gli salteranno addosso e lo sbraneranno, tanto l’innocente non conosce la realtà che si nasconde nelle loro mutande. Una breve digressione. Circolano due pubblicità, attualmente, sugli schermi del circuito televisivo interno di bus e metropolitane. Offrono pochi, essenziali dati: Il 75% delle donne italiane soffre di stitichezza. 3 donne su 4 soffrono di emorroidi. Non si citano fonti. Seguono consigli e prodotti, yogurt, creme, ecc. Torniamo a noi. Tipico esterno metropolitano. Due giovani ragazze, felici, sorridenti. Ne arriva una terza. Ella pronuncia una frase, con pudibonda timidezza: “Ragazze, scusate il ritardo, ma avevo un fastidioso prurito intimo…”. Compare un tubetto di crema. Aspettate, lo voglio tradurre per le meno eteree: “Scusate il ritardo, mi prudeva la fica e invece di uscire di casa ho passato le ultime tre ore a grattarmela”. Riassumendo, dagli anni Settanta ad oggi, nonostante il femminismo, nonostante la fame nel mondo, nonostante le sfide epocali del nuovo millennio, nonostante l’imminente disastro ecologico, le donne devono preoccuparsi soprattutto di non puzzare, non scolare, non grattarsi, defecare con garbo. Naturalmente, ammesso che i problemi della vita siano davvero questi, è un problema solo femminile: se infatti la maggior parte delle pubblicità di deodoranti è rivolto a un pubblico femminile e promette loro di poter far parte del consorzio civile, solo pochi analoghi prodotti sono rivolti agli uomini, con la promessa che sicuramente una principessa accorrerà festante a coronarne lo sforzo in vari soddisfacenti modi. Abbiamo d’altronde avuto modo di apprendere, da altra pubblicità, che un minatore può uscire dalla miniera e mentre guida con il gippone su anguste stradine di montagna potrà pulirsi con fazzolettini umidificati, arrivando fresco, pulito, stirato e praticamente nuovo in una casa in cui una femmina non vede l’ora di dargliela. Certo, esistono prodotti specifici per l’igiene maschile, intendo le schiume da barba, ecc. Ma fateci caso: dove, alle donne, viene insinuata un’idea di insicurezza ed inadeguatezza, cui eventualmente il prodotto può venire in soccorso, il messaggio rivolto agli uomini è completamente diverso, e va nella costruzione di sicurezza, di prestigio, di sex-appeal. Riflettiamo insieme. Un tempo si diceva che tacchi, capelli cotonati, bustini, borsette ed altre frattaglie modaiole erano modi per controllare il corpo delle donne. Adesso che le donne si vestono un po’ come gli pare, per controllare il corpo e, già che ci siamo, dare una bella botta anche alla psiche, basta inculcare loro l’idea che il loro corpo è qualcosa di disgustoso. Che puzza spaventosamente, che scola in continuazione e in ogni fase fisiologico-anagrafica-ormonale. Non solo. Quando ha le mestruazioni, la donna va fuori di testa. Costringendo poveri impiegatini (ma molto intelligenti) ad avere in ufficio cassetti pieni di medicinali antisindrome premestruale, allo scopo di arginare la potenziale invasione di ferocissime zombie che ciclicamente minaccia il luogo di lavoro. A chi è diretto questo messaggio? Alle donne, certo. Molte delle quali faticano a difendersene. Alcune delle quali se ne sbattono, per fortuna. Altre delle quali vedono riconfermati i pregiudizi che loro stesse accolgono e coltivano in sé. E agli uomini – che però fanno anche un po’ pena, poverini, obbligati come sono dalla società eterosessuale e patriarcale a rapportarsi con questi esseri ripugnanti… Ma chi colpisce, prima ancora? Le bambine. In cui fin da piccole viene inculcata l’idea dell’imperfezione naturale del corpo femminile. E i bambini. Che imparano a vedere nelle bambine e nelle donne esseri dall’anatomia discutibile, sanzionabile ed in generale inferiore. Nessuna pubblicità infatti consiglia gli uomini sull’igiene intima, di cui pure avrebbero bisogno. Nessuna pubblicità sta lì a ricordare continuamente le umane, meschine e normali imperfezioni e disfunzioni maschili. Se ciò accade, trattasi sicuramente di rassicurante Pubblicità Progresso, il cui primo scopo è confortare. L’odio per le donne nei secoli si è costruito e fomentato intorno al disgusto per i loro corpi, aristotelicamente appartenenti al regno oscuro delle tenebre, del sangue, del freddo, dell’acqua, della terra, della passività, tutt’altra cosa dall’apollineo corpo maschile. E quest’idea continua ad essere veicolata tutt’ora dagli schermi, dalle riviste dai cartelloni della nostra festosa civiltà, che lavora ormai apertamente a ricacciarci indietro, in ogni ambito sociale e politico. Il nostro corpo di donna, mestruato, giovane, anziano, sessuato, è sano. Normalmente pulito senza troppi sforzi. Di solito rilascia liquidi e solidi nei tempi fisiologici ed ormonali medi, senza tragedie né stigmi sociali. Se accade diversamente ottobre 2010 14 può esserci un problema di salute, che non è la norma. E che non rappresenta tutte le donne. Non connota la femminilità. Le mestruazioni sono qualcosa di normale. Se ci lasciassero fare, se non tentassero di problematizzarle e medicalizzarle in ogni modo, come tutte le cose femminili da cui l’uomo è escluso – pensiamo alla gravidanza e al parto, divenuti ormai eventi a massimo tasso di innaturalità – forse sparirebbero anche la maggior parte delle sindromi pre-mestruali. Una volta dicevamo “Io sono mia”. Adesso siamo costrette a proclamare “Io sono sana”. Non è per niente rassicurante.